La Corte Costituzionale esamina la sospensione
Mercoledì si decide. Ai Comuni poche domande eccetto Roma con 7.000 richieste
Il primo nodo, quello della sospensione, è di fatto una novità: per la prima volta verrà applicata la norma (introdotta dall'art. 9 della legge 131 del 2003, la cosidetta La Loggia per l'attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione) che conferisce alla Corte Costituzionale il potere di sospendere gli effetti delle leggi impugnate in attesa che la stessa Consulta decida sulla loro legittimità. Le richieste di sospensione del condono edilizio che verranno prese in esame mercoledì sono state avanzate da Campania, Marche, Toscana, ed Emilia Romagna. Ma anche la presidenza del Consiglio, tramite l'avvocatura generale dello Stato, chiederà ai giudici costituzionali di sospendere alcune leggi, in questo caso regionali, che Toscana, Friuli Venezia Giulia e Marche hanno emanato con l' intento di contrastare se non addirittura bloccare gli effetti del condono approvato con una legge statale. Sui tempi delle decisioni della Corte, sia per la sospensiva che nel merito, potrebbero avere un peso determinante alcune scadenze, innanzitutto quella del 31 marzo prossimo, termine entro il quale vanno presentate le domande di condono. La decisione della Consulta nel merito non arriverà sicuramente prima del 31 marzo, a meno che, come pare probabile, non vi sarà una proroga della scadenza con un decreto legge. Pertanto, nella camera di consiglio di mercoledì, i giudici dovranno tener conto di numerosi aspetti, procedurali ma anche di opportunità, prima di decidere sulle sospensioni. A dieci giorni dalla scadenza dei termini per aderire alla sanatoria, i comuni hanno raccolto pochissime richieste. Unica eccezione è Roma dove si è raggiunta quota 7.000.Solo 350 domande a Milano, 280 a Napoli, ancora meno a Bologna dove non si arriva nemmeno a 100. I dati lasciano poco spazio alla speranza di incassare 3,3 miliardi stimati dal ministero dell'Economia. Per il sindaco di Venezia e vice presidente dell'Anci, Paolo Costa il provvedimento «è nato male e sta vivendo ancora peggio».