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A rischio 31.000 posti nel Mezzogiorno

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Questo il numero di lavoratori coinvolti in crisi aziendali o ristrutturazioni nelle sole regioni meridionali. E anche se al Sud si trova soltanto il 15% delle industrie italiane, è qui che si concentra ben il 25% dei posti a rischio a livello nazionale (circa 130.000). Non solo. Il Sud assorbe anche il 35,8% della cassa integrazione straordinaria concessa in tutta Italia alle industrie in crisi. Un livello ben superiore al valore della sua produzione industriale. È la fotografia del Mezzogiorno che emerge dall'ultimo rapporto sull'industria italiana elaborato dalla Cisl. È la Campania che guida la classifica del numero di lavoratori in cassa integrazione guadagni (cig) o mobilità. In questa regione infatti sono 11.153 i lavoratori coinvolti in crisi industriali. Segue la Sicilia (con 4.670 lavoratori), la Puglia (4.589), la Sardegna (4.512), l'Abruzzo (2.182), la Basilicata (1.784), la Calabria (957) e il Molise (659). E questi sono solo i dati derivanti dalle procedure aperte presso il tavolo di Palazzo Chigi. Ad essi vanno aggiunti i dipendenti degli stabilimenti meridionali travolti dalle recenti crisi dei gruppi Parmalat, Giacomelli e Cirio (circa 10 mila in tutta Italia). Fra i comparti più interessati dalle crisi, spiccano quello metalmeccanico e il tessile-abbigliamento. Ma a risentire dell'andamento economico negativo sono anche il settore chimico, quello edile e quello alimentare.

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