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Torna l'incubo bond, in scadenza 14 miliardi Allarme Bankitalia. A luglio dovranno essere rimborsate obbligazioni per 7 miliardi, la metà del 2004

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Quest'anno andranno in scadenza titoli per 14 miliardi di euro (il 16% della consistenza alla fine del terzo trimestre del 2003) e quasi la metà dei rimborsi cadrà a luglio. È quanto emerge dal Bollettino economico della Banca d'Italia diffuso oggi. Nel documento si fa anche il punto sulla situazione del risparmio degli italiani all'indomani dei crac Cirio e Parmalat. Il quadro non è poi così drammatico come le cronache di qualche mesi fa pronosticavano. Si cintinua a investire in obbligazioni ma con maggiore cautela privilegiando quegli emittenti a più alto rating e che assicurano rendimenti comunque elevati. Gli investitori scottati dai casi Cirio e Parmalat si tengono quindi lontani dai titoli privi di rating o a basso merito di credito. Banlitalia rileva anche che dopo il manifestarsid ella crisi Parmalat, agli inizi di dicembre 2003, le condizioni di finanziamento delle imprese italiane sul mercato delle eurobbligazioni sono rimaste pressocchè invariate per gli emittenti ad alto merito di credito. Un peggioramento semmai c'è stato per gli emittenti più rischiosi. Il che vuol dire che comunque anche a fronte dei crac, le società solide hanno mantenuto le loro posizioni. Così ad esempio a gennaio telecom Italia ha collocato sul mercato tre prestiti obbligazionari pari a 3 miliardi di euro registrando una sostenuta domanda. Poi è stata la volta di Eni e Italenergia. Anzi nei primi due mesi del 2004 le emissioni di obbligazioni di società non finanziarie italiane sono risultate superiori a quelle degli stessi mesi del '99-2002 (3,3 miliardi contro 3 miliardi). Diversa la situazione degli emittenti minori che nei primi due mesi del 2003 non hanno effettuato nessuna nuova emissione contro una media di 3 nello stesso periodo del '99-2002. Cirio e Parmalat non hanno influito nemmeno sui rendimenti dei prestiti collocati a inizio 2004. Bankitalia fa rilevare che il titolo Telecom a sette anni a tasso fisso è stato collocato a un rendimento in linea con quello di titoli simili emessi da altre grandi compagnie europee di telecomunicazioni. Inoltre poco più di un terzo dei circa 50 gruppi non finanziari italiani che negli ultimi cinque anni hanno emesso obbligazioni ha titoli scambiati con regolarità. In conclusione Bankitalia sottolinea «l'assenza di ripercussioni generalizzate della crisi Parmalat». Anche sul sistema bancario l'effetto diretto dell'insolvenza del gruppo Parmalat «è limitato». L'istituto di via Nazionale ricorda chea novembre scorso l'esposizione delle banche italiane verso società che fanno capo alla famiglia Tanzi era pari a circa 3 miliardi di euro. L'incidenza dei finznaiamenti erogati dai primi dieci gruppi bancari italiani esposti verso Parmalat «era pari in media al 2,3% del patrimonio di vigilanza». Ma Via Nazionale ammette comunque che la qualità del credito ha risentito «del dissesto finanziario di alcuni gruppi industriali». Nel 2003 infatti i crediti entrati in sofferenza sono saliti all'1,2% dei prestiti, dall'1% dell'anno precedente. L'effetto riconducibile al default delle società di Tanzi conta per 0,2 punti percentuali. Inoltre la consistenza delle sofferenze rispetto al totale dei finanziamenti è salita dal 4,5 al 4,7%: «l'incremento - si legge - è interamente dovuto alla crisi del gruppo Parmalat». Proprio questo sembra uno dei motivi scatenanti che hanno indotto gli istituti di credito a mostrare «un orientamento più prudente anche per il primo trimestre 2004» nel concedere finanziamenti, sopratutto alle imprese più grandi.

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