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Mediobanca, cambieranno i vertici delle Generali

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Unicredit e Capitalia pronti a scendere con le quote dal 9 al 6%. L'ipotesi: sciogliere le due holding

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E «in un clima positivo», secondo Vincent Bollorè, è stata avviata l'istruttoria per il rinnovo del patto di sindacato che scade il primo luglio, con Unicredit e Capitalia disponibili a scendere, in linea con gli stessi accordi, dal 9 al 6%. Mentre su un altro fronte caldo, in vista del cda della controllata Generali del 16 marzo, i grandi azionisti tentano l'accordo sul prolungamento del mandato ai vertici del Leone. Anche se fonti vicine ai vertici ribadiscono che Mediobanca, alla quale spetta l'ultima parola, prenderà la sua decisione in occasione del cda della compagnia triestina. Bollorè, da parte sua, negli ormai consueti panni di «portavoce» dei soci francesi, ha affermato comunque di vedere «concordia su un mandato triennale al presidente Antoine Bernheim e agli amministratori delegati» della compagnia. Valutazioni che trovano d'accordo uno dei grandi soci di Piazzetta Cuccia, secondo il quale «si profila un accordo», con una «probabile» convocazione dell'assemblea straordinaria per la modifica dello statuto «in concomitanza con quella di aprile che approverà il bilancio 2003». La soluzione potrebbe essere, riferiscono fonti autorevoli, quella di eliminare dallo statuto del Leone la previsione del mandato annuale, lasciando così aperte diverse opzioni temporali. Quanto al patto di sindacato di Mediobanca, il direttivo, durato un paio d'ore, ha avviato ieri «un primo esame di modalità tecniche ipotizzabili - recita una nota - per l'eventuale scioglimento di Consortium (titolare del 13,9% del capitale di Mediobanca, di cui peraltro solo il 5% apportato al patto) e/o di Fin.priv (titolare dell'1,75% del capitale di Mediobanca), con attribuzione delle azioni possedute da tali società ai rispettivi soci». In altri termini, l'ipotesi allo studio sarebbe quella di sciogliere le due holding, ripartendo pro quota i titoli Mediobanca tra i soci delle due scatole. Di Consortium, Unicredit e Capitalia hanno in portafoglio circa il 25% l'uno, dopo aver acquistato a giugno 2003 il 14,7% da BB Investissement (che fa capo a Bernheim e Bollorè), mentre il capitale residuo è suddiviso in piccole quote tra soci quali Fondiaria-Sai, Fiat, Pirelli e Mediolanum. Il gruppo di Salvatore Ligresti è invece l'azionista di riferimento di Fin.priv con il 28,57%, seguito con quote del 14,28% l'uno da Generali, Italmobiliare, Fiat, Olivetti (ora Telecom) e Pirelli. Il direttivo, al quale ha partecipato tra gli altri Cesare Geronzi - in Piazzetta Cuccia con Berardino Libonati e l'ad Matteo Arpe - e Carlo Salvatori, ha affrontato poi la questione Unicredit e Capitalia e l'impegno preso dalle due banche la scorsa primavera per scendere al 6% dal quasi 9% attuale posseduto. Modalità e tempi, tuttavia, sono da definire, visti gli ingenti investimenti richiesti per l'operazione e i soggetti acquirenti ancora da vagliare che dovranno poi fare l'ingresso nel patto, con il gradimento di tutti gli azionisti sindacati. Nei mesi scorsi, Roberto Mazzotta, presidente della Popolare di Milano, aveva ipotizzato l'ingresso nel capitale di una cordata di banche popolari. Intanto, a Piazza Affari Mediobanca e Generali mettono a segno nuovi guadagni, tra scambi pressochè pari a quelli della vigilia: Piazzetta Cuccia allunga la serie positiva e si attesta su nuovi massimi (+0,39% a 10,196 euro), mentre il Leone rafforza le posizioni oltre i 22 euro a quota 22,19 (+0,23%).

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