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Poste, Sarmi spiega il buco da 104 milioni

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La vicenda, i cui contorni non sono ancora chiari, ma che hanno portato come primo provvedimento alla sospensione del responsabile dell'area Finanza dell'Ente, sono emerse nel corso di una revisione affidata appunto a PW, del bilancio 2003. "Una certezza si avrà soltanto alla fine delle veriche tuttora in corso. Allo stato attuale sembra trattarsi solo di un diverso modo di attuare le scritture contabili" affermano negli ambienti della direzione delle Poste. La scelta della Price Waterhouse era avvenuta da parte di Sarmi, poco dopo il suo insediamento, avvenuto nel maggio del 2002. Egli aveva voluto una diversa società di certificazione allorché si era reso conto che la Ernst & Young, cui era affidato tale compito aveva ottenuto anche delle consulenze che la ponevano in un sostanziale conflitto di interessi. Il rapporto della Price Waterhouse ha prodotto una "sgradevole sorpresa": un ammanco di 104 milioni di euro, dovuto, sottolinea il certificatore, a voci di entrate e uscite irregolari, e addirittura di report mensili non veri. Massimo Sarmi, una volta ricevuta la prima informativa aveva chiesto ai revisori di procedere anche all'esame delle scritture degli anni predenti, e in attesa di ulteriori e più approfonditi accertamenti, aveva provveduto a sospendere dal suo incarico il responsabile della "Finanza" di Poste Italiane e a informare immediatamente il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Il responsabile dell'area finanza si è difeso affermando che si tratta di discrepanze dovute a "criteri di gestione diversi da quelli utilizzati da Price Waterhouse". Oggi in Commissione Trasporti l'amministratore delegato delle Poste risponderà ai quesiti che sicuramente gli verranno posti dai parlamentari a proposito dei risultati delle verifiche, che, se le notizie trapelate corrispondessero al vero, verrebbero a mitigare la soddisfazione derivante dai dati di chiusura del bilancio 2003.

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