IL MERCATO scommette su tassi europei invariati e soprattutto sulla prospettiva di una stretta monetaria della Fed.
La moneta unica europea è scivolata sotto quota 1,21 dollari. Già il solo profilarsi di una riduzione del differenziale dei rendimenti tra asset finanziari europei e quelli statunitensi sembra sufficiente a calamitare l'interesse degli investitori verso l'area del dollaro. Ma a muovere il mercato sono state le attese di un miglioramento del mercato del lavoro statunitense che potrebbe accorciare i tempi per un rialzo dei tassi di interesse Usa, ora fermi all'1% ai minimi da 46 anni. Più in dettaglio, il dato relativo al tasso di disoccupazione americano (in calendario venerdì prossimo) dovrebbe registrare un incremento di nuovi posti lavoro. Stando alle previsioni, nel mese di febbraio ne sarebbero stati creati 130.000 dai 112.000 registrati a gennaio. L' occupazione statunitense è uno dei fattori chiave monitorati dalla Fed nella definizione delle sue strategie di politica monetaria. Nonostante il rallentamento dell'inflazione nell'eurozona e la richiesta di Francia e Germania di un allentamento monetario per non soffocare la fragile ripresa di Eurolandia, la Banca Centrale Europea sembra intenzionata a proseguire nella sua politica attendista rinviando probabilmente a giugno un taglio dei tassi di interesse.