È il peggior risultato dal 1993

È il peggior risultato dal 1993 ad oggi. Preoccupa soprattutto la qualità di questa crescita perchè tutta dovuta all'aumento delle scorte che hanno riempito i magazzini delle imprese ma sono rimaste invendute e alla spesa pubblica». Va giù duro Riccardo Faini, docente di politica economica all'Università di Tor Vergata e ex direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale. Quali sono le prospettive per il 2004? «Sono piuttosto negative. Gli indicatori che abbiamo sulla congiuntura non sono rassicuranti. La fiducia dei consumatori è diminuita marcatamente a gennaio e le esportazioni verso in Paesi non europei sono crollate. Se come probabile il reddito non crescerà se non in misura marginale anche nel primo trimestre del 2004, gli obiettivi di crescita per questo anno, l'1,9% della Finanziaria, diventano pressocchè irragiungibili. C'è da aspettarsi quindi che il governo riveda al ribasso le proprie stime di sviluppo e al rialzo quelle di indebitamento». Ma il governo dice che la finanza pubblica è andata bene e che sono stati centrati gli obiettivi di deficit-pil. «È indubbiamente vero che è stato centrato l'obiettivo del disavanzo per il 2003 rimane però il fatto che al netto di tutte le manovre una tantum, quali i condoni e le cartolarizzazioni, il disavanzo si collocherebbe al di sopra della soglia del 3%. Inoltre il risultato di indebitamento è stato conseguito in parte grazie ad una diminuzione della spesa per interessi e in larga misura all'aumento della pressione fiscale di quasi un punto percentuale di pil. Le uscite di parte corrente al netto degli interessi continuano a crescere a tassi insostenibili». Ma il debito continua a scendere. «Il debito pubblico è diminuito rispetto al 2002 soprattutto grazie a operazioni di natura contabile come quella sulla Cassa Depositi e Prestiti. Preoccupa infine l'andamento del fabbisogno molto più elevato nei primi due mesi dell'anno rispetto all'anno scorso che potrebbe mettere a rischio gli obiettivi di finanza pubblica». L.D.P.