Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Berlusconi: ora il rilancio Sindacati: così non va

default_image

  • a
  • a
  • a

Bisogna rimboccarsi le maniche e puntare sul rilancio dell' economia, risolvendo i problemi seri del Paese. Tremonti poi chiede una seria riflessione a livello europeo, per intervenire su un' economia asfittica che sembra penalizzare soprattutto i grandi Paesi di Eurolandia. Il dato sul Pil nel 2003 è migliore di quello dei maggiori partner europei, ma non per questo il governo legge il dato come bicchiere mezzo pieno. Anzi, da Palazzo Chigi a via XX Settembre si riconosce la necessità di «risolvere tutti insieme i problemi reali del Paese» e si sollecita una riflessione seria in Europa sullo sviluppo e quindi sullo stesso futuro economico del Vecchio continente. A dirlo a chiare lettere è proprio il presidente del Consiglio: «I dati - ammette Silvio Berlusconi - pongono in luce un evidente problema di crescita che l'Italia ha in comune con i grandi Paesi dell'area dell' Euro. Dopo due anni in cui abbiamo gestito la finanza pubblica meglio dei partner europei, dobbiamo ora puntare con decisione al rilancio dell' economia». Per agganciare la ripresa americana e quella asiatica, il premier punta su una ricetta fatta di calo delle tasse, aumento degli investimenti, innovazione, ma anche sulla necessità di «ristabilire al più presto la fiducia dei risparmiatori». L' Italia, dunque, deve tornare a pigiare sull' acceleratore, ma deve farlo di pari passo con l' Europa. Il ministero dell' Economia, infatti, non gioisce per il Pil italiano (+0,3%) migliore di quello francese (+0,2%) e tedesco (-0,1%): «Questo dato non è ragione di soddisfazione: mal comune non è mezzo gaudio». Per il ministro del Welfare Maroni «i numeri smentiscono gli uccelli del malaugurio». Ma sindacati e opposizione vanno all'attacco del governo che accusano di aver portato avanti una politica fallimentare. I dati sulla crescita, bloccata sullo 0,3%, affermano, dimostrano che l'Italia è un paese in affanno, che l'economia è stagnante e che l'allarme lanciato dalle parti sociali nei mesi scorsi era più che fondato. «Noi l'avevamo detto» hanno sdetto in coro Cgil, Cisl e Uil.

Dai blog