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Pensioni, dal 2008 con 40 anni di contributi

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Oppure con quota 95 (60 anni di età e 35 di contributi). Maroni: tutto il governo è d'accordo. La Cgil pronta allo sciopero

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È questa - secondo quanto si apprende - la proposta a cui governo e maggioranza hanno dato il via libera ieri sera a Palazzo Chigi e che oggi verrà presentata alle parti sociali. Nella nuova proposta di riforma previdenziale verrebbe dunque mantenuto lo scalino del 2008: prima di quella data, cioè, non vi sarà alcun intervento sulle pensioni di anzianità. Rispetto alla proposta originaria del governo, però, sarebbe reintrodotto il cosiddetto «doppio canale» per andare in pensione, vale a dire la somma tra l'età anagrafica e quella contributiva. E il punto di equilibrio sarebbe stato trovato a «quota 95»: questo significa che dal 1° gennaio 2008 si potrà continuare ad andare in pensione di anzianità con 35 anni anni di contributi (come prevede la riforma Dini) purché, però, si abbiano 60 anni di età (invece dei 57 della Dini). Quella di «quota '95» sarebbe solo il punto di partenza: mentre l'età resta fissa, infatti, il requisito contributivo dovrebbe invece gradualmente aumentare fino a raggiungere i 40 anni; probabilmente di un anno ogni due anni. Ma su questo punto sarebbero ancora in corso delle valutazioni. A questa proposta, infine, potrebbe essere affiancata un'altra misura: quella di ridurre le finestre di uscita per la pensione di anzianità, portandole da quattro a due, oppure introducendo una finestra unica. La scelta dipenderebbe dalla soluzione adottata sulla gradualità. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a termine del vertice di maggioranza sulle pensioni ha annunciato: «Abbiamo concordato una posizione comune sulla nuova riforma. Domani (oggi per chi legge, ndr) la proposta sarà presentata alle parti sociali. Maroni non ha voluto comunque entrare nel merito delle modifiche che verranno apportate alla delega previdenziale, limitandosi a dire che governo e maggioranza «hanno trovato la proposta su cui hanno concordato». Poco dopo il vice premier, Gianfranco Fini, ha annunciato che sulle pensioni «c'è pieno accordo». Da parte sua, il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, ha definito la proposta «il più possibile equilibrata e bilanciata». «Le cose vanno nella direzione di un sistema che mette insieme età anagrafica e contributiva - ha detto -. Si terrà conto di entrambe le cose». «Dal sindacato non è giunta alcuna proposta - ha aggiunto - ma solo idee». Negative, invece, le prime reazioni dei sindacati. «Se la proposta del governo dovesse essere questa, sarebbe per noi inaccettabile». Così la Cgil ha commentato la possibilità che dal 2008 si possa andare in pensione con 40 anni di contributi oppure con 60 anni di età e 35 di contributi. «Il nostro giudizio - ha spiegato la segretaria confederale Morena Piccinini - non può che essere del tutto negativo. Perché, comunque la si metta, l'obiettivo che il governo vuole realizzare di un risparmio dello 0,7% è una vera e propria cura da cavallo, un taglio pesantissimo della spesa pensionistica. Proprio perché non condividiamo quell'obiettivo, non abbiamo mai avanzato la proposta alternativa che il ministro Maroni provocatoriamente continua a chiederci». Per la Piccinini, inoltre, «parlare di quota 95 sarebbe solamente una presa in giro». Più moderate le reazioni del leader della Cisl, Savino Pezzotta: «Giudicheremo la proposta del governo in base all'equità. Vedremo quale sarà la stesura definitiva della riforma e poi giudicheremo. Di proposte ne ho sentite fin troppe».

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