Crisi Alitalia, paralisi dei voli il 5 marzo
Pressing dei sindacati. «Lo sciopero revocato solo se il governo non troverà una soluzione alla crisi»
Il previsto vertice governativo, annunciato lunedì dal ministro Maroni, che avrebbe dovuto affrontare la crisi della compagnia di bandiera non si è svolto. Ieri sono arrivate le assicurazioni del premier che ha promesso di far ricorso a tutto il suo «talento per risolvere un problema che altri non hanno saputo risolvere» e che questo governo «ha ereditato dal passato». Il viceministro ai Trasporti Mario Tassone nel pomeriggio aveva fatto balenare l'ipotesi che il premier avrebbe dato già in giornata qualche indicazione in più su come Palazzo Chigi vuole affrontare la crisi dell'Alitalia. Ma anche questo annuncio è caduto nel vuoto. Anzi Tassone potrebbe presentarsi oggi in Commissione Trasporti della Camera, dove è fermo il decreto sulla privatizzazione della compagnia, per dire che è preferibile restare a bocce ferme in attesa che il governo prenda una posizione sul piano di ristrutturazione. Un piano che prevede 2.700 esuberi. Intanto per protestare contro la politica del rinvio, i sindacati ieri hanno deciso l'ennesimo sciopero. Il 5 marzo, se nel frattempo non ci sarà un intervento del governo a tutto campo, tutto il trasporto aereo si fermerà. Una paralisi di 24 ore che vedrà incrociare le braccia, hostess, steward, controllori di volo, piloti e amministrativi. La revoca sarà possibile, dicono i sindacati, solo se il governo darà una risposta a tutto il settore del trasporto aereo. Ma soprattutto, avvertono i sindacati, il problema dell'Alitalia non può essere risolto facendo ricorso solo agli ammortizzatori sociali. Nel frattempo la compagnia fa i conti del costo dei rinvii politici e della conflittualità sindacale. Gennaio è stato un mese da dimenticare. I passeggeri si sono ridotti del 23% (150.000 in meno) e questo ha portato a perdere circa 12 milioni di euro di fatturato. A gennaio i due scioperi, quello dei controllori di volo e l'altro dei dipendenti della compagnia, hanno portato alla cancellazione di 700 voli. Senza contare che i disagi creati ai passeggeri hanno creato una disaffezione verso la compagnia di bandiera. Gli stessi agenti hanno rivelato di aver dirottato su altri vettori almeno il 20% del fatturato della compagnia mentre in alcune regioni (Sicilia, Piemonte e Valle d'Aosta) hanno addirittura bloccato la vendita della biglietteria Alitalia. Il direttore generale della compagnia Marco Zanichelli ha spiegato la flessione del traffico dicendo che dipende «dalla instabilità». Oltre agli scioperi e alle proteste spontanee, «hanno pesato le condizioni generali del mercato e il contenzioso con le agenzie di viaggi». Anche ieri un centinaio di lavoratori del sindacato Cub hanno manifestato davanti a Palazzo Chigi per chiedere al governo di intervenire subito.