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SI SURRISCALDA il clima sulla vertenza dell'Alitalia in attesa del vertice di governo fissato per domani a Palazzo Chigi.

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I sindacati già hanno annunciato nuovi scioperi selvaggi se l'Alitalia dovesse continuare a seguire la linea dura dei tagli all'organico. Per domani i lavoratori Alitalia, con le loro famiglie, hanno organizzato una manifestazione davanti a Palazzo Chigi. L'appuntamento è fissato per le 16.30. «Il Piano di liquidazione della compagnia di bandiera italiana ancora non è stato ritirato - si legge in una nota sindacale diffusa ieri ai lavoratori dalla Confederazione Unitaria di Base - Vogliono ridimensionare l'Alitalia, espellere migliaia di lavoratori e smembrare la compagnia attraverso la creazione di numerose società più o meno partecipate Az. Ecco cosa ci promettono: cassa integrazione, disoccupazione, licenziamenti e precarietà». Il Cub Trasporti sottolinea che «il Governo e le istituzioni nazionali non intervengono per rilanciare la compagnia e l'intero comparto del trasporto aereo italiano, mettendo così a repentaglio il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie nonchè l'economia del Paese. Prosegue il pericoloso silenzio del ministro del Tesoro, il principale azionista dell'Alitalia, mentre preoccupanti sono le affermazioni che a turno vengono rilasciate alla stampa da alcuni esponenti del Governo che ci annunciano sacrifici, cassa integrazione e smembramento». Inanto Mario Tassone, viceministro alle Infrastrutture a ai Trasporti ha sottolineato che «Non è pensabile che, nella vicenda Alitalia, si possa mettere una toppa». Massimo Ferro (Fi), relatore in commissione Trasporti della Camera del Piano industriale del Gruppo Alitalia, sostiene che occorre privatizzare l'Alitalia e prendere in considerazione un'alleanza con Iberia e non più con Air France. «Stiamo perdendo prezioso tempo in un'estenuante ricerca di una soluzione» afferma Ferro che attribuisce al management di Alitalia le «gravi responsabilità» per le difficoltà del gruppo: «Alleanze sbagliate, relazioni sindacali inadeguate rispetto ai competitors europei, politiche commerciali dispendiose e poche volte incentrate sul prodotto, flotta non omogenea, perdita di quote di mercato domestico specialmente negli aeroporti regionali».

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