IL FUMO sarà anche dannoso alla salute.
Il dato emerge dal «Tobacco Observatory» del Ref, una newsletter lanciata in questi giorni dall'istituto di ricerca milanese per monitorare il mercato del tabacco. Nel 2003, secondo le stime del Ref, alla voce fumo l'Erario ha incassato oltre 10 miliardi di euro, pari al 5% delle imposte indirette (che includono l'Iva, l'Irap, le imposte di fabbricazione, ecc.) e superiore al 2% del totale delle entrate fiscali. Una dote cospicua, maturata grazie alla vivacità del mercato delle sigarette che lo scorso anno ha vissuto una dinamica di aumento dei prezzi, di intensità superiore a quelle sperimentate dalla seconda metà degli anni '90. Un balzo in avanti che ha contribuito a comprimere leggermente i consumi, scesi dell'1,4%: dai 103 milioni di chilogrammi del 2002 si è passati a 101,5 nel 2003. Oltre al caro-pacchetto, sui minori consumi hanno però influito, sempre secondo il Ref, le campagne anti-fumo. Nel 2003 il gettito accertato dell'imposta di consumo (accisa) sui tabacchi lavorati è cresciuto di circa 240 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2002. Sommando anche il gettito dell'IVA, i maggiori proventi hanno raggiunto i 340 milioni di euro, il 3,4% in più. Nel complesso la tassazione sui tabacchi lavorati ha generato, tra accise e IVA, proventi fiscali per un oltre 10 miliardi di euro. Tutto è cominciato con la Finanziaria 2003 che ha stabilito che il Ministro dell'Economia e delle Finanze potesse disporre aumenti dell'aliquota di base dell'imposta di consumo sulle sigarette per assicurare maggiori entrate in misura non inferiore a 435 milioni di euro nel 2003 per finanziare l'Università e la ricerca scientifica).