Generali, Fazio replica: Maranghi sbaglia Il Governatore scrive al Parlamento: il manager di Mediobanca dice cose incomplete e infondate
Maranghi aveva accusato il governatore di aver detto cose non veritiere sul riassetto della galassia Mediobanca-Generali. Il banchiere centrale replica affermando che l' ex amministratore delegato di Mediobanca non risponde ai rilievi e che soprattutto utilizza argomenti «incompleti o destituiti di fondamento». La lettera di Fazio è scarna, di poche righe. E spiega che quella dell' ex ad di Piazzetta Cuccia è solo «una versione». «Il signor Maranghi - scrive - non da alcuna sostanziale risposta ai due punti da me affrontati» durante l' audizione parlamentare. «Gli argomenti - prosegue il governatore della Banca d' Italia - riguardano le dichiarazioni pubbliche rese a suo tempo da un gruppo francese che affermava di possedere oltre il 20% delle azioni di Mediobanca; gli acquisti erano avvenuti a insaputa degli altri soci». Fazio non risparmia poi una stoccata. Ricorda così nella lettera «la richiesta di dimissioni avanzata, all' unanimità, da 41 soci dell' istituto» di Piazzetta Cuccia, dimissioni «tempestivamente accolte dal signor Maranghi». L' ex ad di Mediobanca aveva però ricostruito la vicenda, con molti dettagli che riguardavano anche interventi del governatore. Ma su questo Fazio è tranchant. «Per la restante parte - prosegue - la lettera (di Maranghi, ndr) contiene argomenti incompleti o destituiti di fondamento, ovvero, ancora senza alcuna rilevanza per i punti centrali della vicenda trattata». Fazio ha scelto di rispondere a Maranghi direttamente in Parlamento. Non ha invece affrontato il tema a Genova, dove ha svolto il suo tradizionale intervento al Forex. A difendere la versione del governatore è però stato il presidente di Unicredit, Carlo Salvatori. «Quello che ha detto il governatore è la verità. Io c'ero», ha affermato Salvatori. A Genova la consegna del silenzio è stata invece strettamente osservata da Cesare Geronzi (che ha rinviato ogni commento all'audizione del 19 febbraio) e Pier Luigi Fabrizi, presidenti di Capitalia e Mps, gli istituti che con Unicredit hanno guidato a inizio 2003 l'assalto alle Generali. Nessun commento dagli altri banchieri presenti (assenti i vertici di Intesa), che hanno avuto parole di apprezzamento per l'intervento di Fazio senza però aggiungere altro sui giudizi espressi da Maranghi. Così, l'ad di Capitalia, Matteo Arpe, quelli di Bipielle e Bpu, Gianpiero Fiorani e Giampiero Auletta Armenise, il presidente di Sanpaolo Imi, Rainer Masera, quello dell'Abi, Maurizio Sella. «La verità - ha rilevato Salvatori - è quella detta dal governatore. Maranghi ha una visione parziale della vicenda, di comodo. Lasciatelo dire a uno che in quel periodo c'era». Quanto alla compagnia triestina, il management «sta facendo buoni risultati», ha osservato il presidente di Unicredit, pur riconoscendo che l'accordo tra i grandi soci per l'allungamento del mandato agli ad, Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, da annuale a triennale «è tutto ancora da definire». Per la presidenza, Antoine Bernheim sarà confermato per un altro anno.