Secondo il manager il Governatore gli avrebbe caldeggiato la nomina di Libonati per il dopo Cuccia
L'ax amministratore delegato di Mediobanca accusa il Governatore di «non aver detto la verità» sulla scalata alla compagnia Generali, Maranghi va all'attacco di Fazio
«Ho contestato al dottor Fazio l'infondatezza delle sue affermazioni, tanto più lesive perchè rese in difetto di contraddittorio» scrive Maranghi. Nella lettera ci sono circostanziate contestazioni alla ricostruzione della vicenda Mediobanca-Generali fatta da Fazio in Parlamento. Nella missiva, inoltre, vengono messe nero su bianco anche alcune circostanze finora non note. Come il fatto che il governatore avrebbe fatto a Maranghi un nome per la presidenza di Mediobanca (Berardino Libonati, uno degli autori del nuovo testo di governance e uomo ritenuto vicino a Cesare Geronzi), chiedendogli di proporlo ai soci del sindacato come proprio candidato. «Richiesta che io declinai», dice Maranghi chiudendo così la lettera al Governatore. Ma anche altre sono le rivelazioni di Maranghi. Come la riunione del 10 marzo 2003 durante la quale egli definì le condizioni per la sua uscita da Mediobanca con Alessandro Profumo presso il ministro Tremonti: mantenimento dell'autonomia dell'istituto, doppia direzione generale per Mediobanca, continuità del management e l'impegno delle banche a ricollocare le azioni Generali). O come l'incontro del 7 aprile, dopo la riunione del Sindacato, con Bollorè, Geronzi, Tarak Ben Ammar e Tronchetti Provera, durante il quale Geronzi «in contatto telefonico con Bankitalia», s'impegnò a rispettare le condizioni chieste da Maranghi (doppia direzione generale e ricollocamento delle azioni generali), impegni che invece, «non sono stati onorati». Ma quello che sta principalmente a cuore a Maranghi è smontare la ricostruzione «inveritiera» e «gravemente lesiva» della vicenda generali fatta da Fazio (secondo cui il tentativo di scalata fatto da un gruppo francese fu favorito dagli amministratori di Mediobanca) ricostruisce l'operazione di riacquisto della quota Lazard «che non fu certo agevolata nè dalla Banca d'Italia (malgrado fossero pienamente rispettati tutti i parametri di vigilanza) nè tanto meno dalle due banche socie». Banche che furono invece responsabili della «vera scalata» di Generali, smontando così il «radicato convincimento che non fossero scalabili». «Immediatamente dopo il mio incontro con Biasi - aggiunge Maranghi - le quotazioni del titolo Generali, con un flottante nell'ordine dell'80%, segnarono un balzo di circa il 35%». Maranghi nega che i francesi controllassero il 20% di Mediobanca.