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C'è un'intesa di massima sul Tfr e sulla decontribuzione per i neo assunti Resta il nodo dello scalone del 2008 An e Udc vogliono il doppio canale

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L'emendamento potrebbe prendere corpo oggi nel corso del vertice della Cdl che si svolgerà al ministero del Welfare, alla presenza del ministro Roberto Maroni e dei rappresentanti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. Un'intesa di massima ci sarebbe già sull'introduzione del principio del silenzio-assenso per il Tfr e l'eliminazione della norma sulla decontribuzione per i neo assunti. Ancora da sciogliere, invece, il nodo sullo scalone del 2008, con An e Udc che insistono per una soluzione più graduale, reintroducendo il sistema del doppio canale per andare in pensione di anzianità ed elevando la cosiddetta quota data dalla somma tra età anagrafica e anzianità contributiva, mentre la Lega, per le pensioni di anzianità, non vuole assolutamente anticipi rispetto al 2008. Intanto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, lancia la sfida: «Basta parlare di pensioni. Si rinvii tutto al 2005». Immediata la replica del ministro Maroni: «L'idea di rinviare le soluzioni dei problemi reali non è una soluzione». Nel corso di un faccia a faccia durato oltre due ore, i tre leader sindacali (Epifani, Pezzotta e Angeletti) hanno rinnovato l'impegno per la ricerca di soluzioni unitarie: non solo sul fronte della previdenza, ma anche su quello della politica dei redditi e del modello contrattuale; spianando così la strada alla segreteria unitaria delle tre confederazioni che, prevista inizialmente per oggi, è stata spostata a venerdì. L'incontro di stamane della maggioranza potrebbe dunque rappresentare un passo avanti decisivo. L'intento del ministro Maroni è di evitare un terzo passaggio parlamentare della riforma: dunque, coinvolgendo subito anche i deputati si vuole scongiurare il pericolo che dalla Camera la riforma possa tornare al Senato. Due le principali modifiche che Governo e maggioranza oramai, non dovrebbero avere difficoltà nel concordare. Innanzitutto l'introduzione del principio del silenzio-assenso per destinare il Tfr maturando ai fondi pensione (attualmente la delega prevede il conferimento obbligatorio). In secondo luogo dovrebbe scomparire (temporaneamente o del tutto) la norma che prevede il taglio dei contributi previdenziali per i neo assunti: in alternativa, l'obiettivo di ridurre il costo del lavoro verrebbe realizzato innanzitutto spostando carico della fiscalità generale alcuni oneri sociali che gravano impropriamente sulle imprese. Due modifiche, queste, che andrebbero incontro alle richieste da tempo avanzate da Cgil, Cisl e Uil. Ancora incerta, invece, la sorte del cosidetto scalone del 2008, quello che prevede un brusco innalzamento dell'età pensionabile (via dal lavoro solo con 40 anni di contributi o 65 di età per gli uomini e 60 per le donne). L'orientamento è quello di ripristinare il doppio requisito previsto dalla Dini per andare in pensione di anzianità (età anagrafica e anzianità contributiva). A spingere in questa direzione sono soprattutto An e Udc, mentre la Lega, sul fronte delle pensioni di anzianità, non vuole assolutamente anticipi rispetto al 2008.

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