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«Più attenzione alle piccole e medie imprese. Va recuperato il rapporto di fiducia tra banche e industria Evitare la fuga di cervelli all'estero»

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Quanto abbiamo fatto all'Unione industriali di Roma e del Lazio, i risultati raggiunti nel sistema delle relazioni sindacali, la visibilità all'estero e l'ampliamento della base associativa, sono risultati sotto gli occhi di tutti. Pertanto mai come ora l'appoggio degli Industriali di Roma ha un peso». A parlare è il presidente dell'Unione Industriali di Roma Giancarlo Elia Valori che, dice, «più che l'identikit del nuovo presidente, voglio indicare come dovrebbe essere la nuova Confindustria. E il modello è quello di Roma». Valori ci parla proprio al termine del Consiglio direttivo dell'Unione Industriali di Roma che ha votato all'unanimità la candidatura di Luca di Montezemolo come nuovo presidente di Confindustria. Il direttivo romano ha sottolineato le caratteristiche del candidato: autorevolezza, autonomia e capacità di rappresentare l'imprenditoria italian nel mondo con attenzione al settore industriale e a quello dei servizi. Insomma un profilo che Montezemolo secondo gli industriali romani riveste in pieno. In che modo il modello dell'Unione Industriali di Roma si adatterebbe bene alla Confindustria? «Il modello che dovrebbe essere assunto da Confindustria è quello che io definisco di riformismo concertato. Ovvero valorizzazione della concertazione e rapporto con il governo di conflittualità amichevole permanente. Proprio attraverso il riformismo concertato abbiamo valorizzato le grandi potenzialità di Roma e del Lazio, quelle di un terziario avanzato fatto di imprese dinamiche impegnate nei settori ad alta tecnologia». Quali dovrebbero essere le strategie portanti della nuova presdienza di Confindustria? «Occorre valorizzare il rapporto tra imprese e finanza e il ruolo delle piccole imprese che sono un patrimonio che tutto il mondo ci invidia. La piccola e media impresa va sviluppata in un contesto internazionale. Bisogna guardare a quello che hanno fatto Angelo Costa, Merloni e Gianni Agnelli. Questi hanno sviluppato le migliori risorse del Paese. Pensao quindi a una grande Confindustria di respiro internazionale. E anche in questo noi siamo un esempio. Quando il presidente della Repubblica di Malta è venuto in Italia ha fatto visita proprio alla Confindustria del Lazio. Penso anche ad una maggiore attenzione all'area del Mediterraneo». E il rapporto banche e imprese? Il crac Parmalat ha incrinato il rapporto di fiducia tra questi due soggetti. «Il nuovo presidente dovrebbe richiamare l'attenzione sull'aspetto etico del mercato. Occorre ristabilire un clima di fiducia che è la base dello sviluppo delle imprese». Le rilevazioni statistiche indicano che gli investimenti in innovazione hanno avuto una frenata. Colpa della mancata ripresa economica, dicono le imprese. Che fare? «Il nuovo presidente dovrebbe stimolare un rapporto più diretto tra imprese e Università. Perchè l'industria sia innovativa bisogna dare garanzie ai migliori cervelli italiani. Creare le condizioni per frenare la fuga delle nostre migliori risorse scientifiche all'estero. Ecco questi sono gli obiettivi che mi aspetto di trovare nel programma del nuovo presdiente di Confindustria».

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