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Terni, le forze politiche mobilitate contro la chiusura

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Ieri agli operai è venuto a parlare il segretario dei Ds, Piero Fassino, sottolineando che le acciaierie «sono la fabbrica di questa città». Da Roma, invece, il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, ha annunciato che il presidente della multinazionale tedesca ha garantito a Silvio Berlusconi «la volontà del gruppo di proseguire nel piano d'investimenti necessari per rafforzare il sito di Terni». In serata, poi, Thyssen Krupp ha annunciato che è stata spostata dal 9 al 27 febbraio la riunione nella quale dovrebbe essere decisa la chiusura del reparto acciaio magnetico. «È già tutto scritto. Si chiude» dice però l'operaio dell'Ast di Terni neanche quarantenne, uno dei 900 con il posto di lavoro a rischio per l'annunciata chiusura del magnetico. Tra i lavoratori delle acciaierie in sciopero da giorni ieri è arrivato Piero Fassino. Uno che di lotte sindacali se ne intende. Il leader della Quercia avverte che l'aria è tesa: «Aiutateci» gli gridano in molti e lui esordisce bollando come «insensata, infondata, quindi ingiusta» la decisione della multinazionale tedesca di chiudere il magnetico. Poi una sottolineatura che strappa l'applauso degli oltre 300 operai presenti davanti al cancello principale dell'Ast: «Le acciaierie non sono una fabbrica - dice Fassino - ma "la" fabbrica di questa città e chi ferisce questa fabbrica ferisce la città tutta e l'intera Umbria». Poi da Fassino arriva un invito a non demordere «e a lottare tutti uniti».

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