L'inflazione frena grazie al supereuro
Tutto merito dell'effetto supereuro sul petrolio. Secondo le rilevazioni delle 12 città campione, a gennaio i prezzi sono aumentati dello 0,2% su base mensile: i dati che emergono indicano una riduzione verso il 2,3% tendenziale, con una possibilità di arrotondamento al 2,4%, comunque in calo rispetto al 2,5% registrato a dicembre. L'inflazione era al 2,8% annuo a settembre, al 2,6% a ottobre, al 2,5% a novembre. Su base congiunturale le anticipazioni dalle città campione indicano a gennaio, rispetto al mese precedente, un aumento congiunturale dello 0,2%, con la possibilità di un arrotondamento a +0,3%. A dicembre la variazione congiunturale era stata del +0,1%. Il risultato, che attende oggi l'ufficializzazione dell'Istat, era ampiamente nelle attese degli analisti, concordi nel sottolineare il determinante contributo del supereuro. Il capitolo abitazione, acqua, energia e combustibili presenta aumenti contenuti, dovuti in massima parte agli aumenti degli affitti, in tutte le città: a Milano, per esempio, l'incremento mensile è dello 0,3%, con gli affitti in rialzo dello 0,8% e il gas in calo dello 0,1%. Ma il caro-affitti si è sentito soprattutto a Firenze (+2,6% su base mensile). Quanto alla voce trasporti, il calo registrato in quasi tutte le città sembra da addebitare soprattutto ai viaggi aerei, scesi di oltre l'8%. Quanto agli alimentari, per gli analisti a gennaio l'aumento dei prezzi dovrebbe limitarsi a un +0,4%. Tra le altre voci spicca una mini stangata sulle vacanze. Ancora surriscaldati anche i prezzi della voce alberghi, ristoranti e bar. Nonostante l'inflazione raffreddi, sindacati e consumatori continuano ad essere scettici, mentre il governo si rallegra. Per il vice ministro delle Attività produttive con delega al Commercio con l'estero, Adolfo Urso, i dati sono positivi e lasciano intravedere come l'effetto negativo dell'euro sui prezzi sia stato assorbito. Per il viceministro non ci sono più «pericoli di inflazione, credo - afferma - che la Banca centrale europea si debba preoccupare di come evitare che il supereuro rappresenti una zavorra per l'export europeo». Per il ministro del Welfare, Roberto Maroni, il calo dell'infazione a gennaio è «un dato positivo che fa giustizia di tanti catastrofismi diffusi a piene mani». Per il Centro studi di Confindustria si tratta di «un dato migliore delle attese, che premia lo sforzo e l'impegno di Confindustria e sindacati nel denunciare e sollevare il problema dell'inflazione e delle politiche necessarie per la sua riduzione». Per la Confesercenti il dato sull'andamento dei prezzi a gennaio «sembra andare in controtendenza rispetto alla crescente campagna accusatoria nei confronti dei commercianti». I consumatori contestano invece i dati. Secondo l'Intesa, «ormai ai dati sull'inflazione non ci crede più nessuno: è il solito balletto di numeri senza alcuna corrispondenza con la realtà quotidiana». Diffidenza traspare anche dai commenti dei vari sindacati. Raffaele Bonanni della Cisl parla di «dati probabilmente starati». Adriano Musi della Uil si augura che il calo sia stato avvertito anche dalle famiglie italiane, auspicando che «non si siano fatti i saldi anche sull'inflazione». L'Ugl, invece, rifà i calcoli e ricorda che in 24 mesi il potere d'acquisto delle retribuzioni è calato del 20%.