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Banche, gli spagnoli crescono in San Paolo

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Le incognite della riforma Tremonti sulle Authority. Il rischio della colonizzazione degli stranieri

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Gli spagnoli del Santander Central Hispano hanno portato la quota nel Sanpaolo Imi, dal 7,7 all'8,7% nell'ultimo trimestre del 2003. Il presidente Emilio Botin ha sottolineato che il Santander ha ottenuto dalla Banca d'Italia l'autorizzazione a salire ancora fino al 10% del capitale. Il Santander è oggi terzo azionista del gruppo torinese alle spalle della Compagnia di San Paolo che detiene il 14,48% del capitale complessivo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (10,80%), mentre dietro si trovano la Fondazione Cassa di Bologna (7,69%) e l'Ifil (3,83%). Quello del San Paolo Imi non è un caso isolato. Tutti i grandi gruppi bancari italiani tranne Unicredito, hanno le banche estere come azionisti eccellenti. Il Credit Agricole è il primo azionista di Banca Intesa, così come lo sono gli olandesi di Abn Amro nel patto di sindacato di Capitalia e di Antonveneta mentre il Bilbao ha una posizione importante nella Bnl. La crescita del Santander nel San Paolo è avvenuta per gradi durante tutto il 2003: dal 5,38 al 6,36% a marzo, poi al 7,7% a luglio fino all'8,7% negli ultimi mesi dell'anno. «È un nuovo segno di fiducia del gruppo spagnolo - commentano in piazza San Carlo - che testimonia il fatto che il Santander crede nelle nostre strategie. La decisione non ci coglie di sorpresa». Al Santander non hanno detto ancora se intendono crescere fino al 10% ma i presupposti indicano che questa è un'ipotesi tutt'altro che remota. Questo panorama generale indica che i gruppi stranieri premono per conquistare spazi crescenti nel credito italiano. Fino ad ora questo processo si è svolto sotto la stretta vigilanza della Banca d'Italia. Cosa potrebbe succedere se dovesse passare il progetto di riforma delle Authority sul Risparmio di Tremonti? Nelle banche si teme che il rapporto con i gruppi stranieri si trasformi in un'azione di colonizzazione a danno delle banche italiane. La normativa attuale dispone che chi vuole acquisire oltre il 5% del capitale di una banca deve avere l'autorizzazione della banca d'Italia. Il progetto Tremonti di riforma prevede il trasferimento di queste competenze all'Antitrust. Il rischio, secondo quanto si dice all'interno delle banche, è che si aprano delle falle nel sistema del credito italiano a vantaggio di gruppi stranieri. Fino ad ora il Governatore Fazio ha favorito le aggregazioni tra banche italiane proprio per creare una barriera diprotezione al sistema italiano e per farlo crescere. Il progetto Tremonti rischia di cambiare le carte in tavola.

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