Petrolio, nel 2004 quotazioni giù a 25-27 dollari
Secondo il numero uno dell'Eni Vittorio Mincato non sono escluse «oscillazioni anche forti»
Nel 2003, infatti, la crisi in Iraq e in Medio Oriente ha portato la media dei prezzi sopra la fascia Opec di 22-28 dollari. Nel breve periodo, però, secondo il numero uno dell'Eni Vittorio Mincato, non sono escluse «oscillazioni anche forti» delle quotazioni. In un'analisi per il Centro Studi di Confindustria, Mincato individua nella «marcata instabilità» dello scenario mediorientale, la la causa principale di queste fibrillazioni. Per Mincato, però, nel lungo periodo il contesto sarà favorevole grazie all'abbondanza di offerta e alla disponibilità di greggio «che va ben oltre quella delle riserve provate». Il rischio, afferma infatti Mincato, non è più quello di un nuovo shock petrolifero ma «semmai la sovrapproduzione, che solo comportamenti cooperativi dei grandi produttori riescono ad evitare». Secondo l'Unione Petrolifera, a rallentare la corsa del greggio nei prossimi mesi, sarà la politica espansiva di molti paesi petroliferi non-Opec, come Messico e Norvegia ma soprattutto la Russia che lo scorso anno ha strappato all'Arabia Saudita la leadership mondiale. Per il 2004, il preconsunitvo dell'Unione Petrolifera prevede «sviluppi dell'offerta in grado di tranquillizzare» per la disponibilità di molti Paesi Opec ad accrescere la produzione, l'entrata in attività di nuovi giacimenti in diversi Paesi africani e la strategia della Russia che, nonostante le bufere che hanno investito l'assetto petrolifero, vuole continuare ad estrarre più greggio. Altro ossigeno dovrebbe venire dalla ripresa dell'export dall'Iraq: i programmi sono stati rallentati da sabotaggi e difficoltà ma secondo l'Up, già nel primo scorcio del 2004 dovrebbero essere ristabiliti i tradizionali flussi produttivi, «destinati poi ad essere notevolmente aumentati». Per capire le strategie dei produttori e il loro impatto sul costo del greggio, bisogna aspettare il vertice straordinario dell'Opec il 4 febbraio ad Algeri anche se molti analisti sono convinti che difficilmente il 'cartellò riuscirà a stringere i rubinetti del greggio e tenere alti i prezzi.