Scontro aperto sulle case della Difesa
Gli incontri al dicastero delle Forze Armate si sono succeduti a cadenza settimanale. Il primo il 30 dicembre, poi l'8 gennaio e in ultimo il 15. In campo diverse proposte persino quella che escluderebbe dall'operazione di cartolarizzazione le case all'interno di grandi centri urbani. Gli immobili che hanno la probabilità maggiore di essere venduti sembrano essere, per esempio, quelli dell'area nord est del Paese. Il Tesoro preme e, nel frattempo i componenti dell'associazione Casadiritto che rappresenta gli utenti degli alloggi militari, continuano a chiedere un incontro con il ministro della Difesa, l'onorevole Antonio Martino. L'intento è chiedere di fare uno screening e considerare per primi gli utenti che vogliono acquistare e che sono compresi nella recente legge 326. Casadiritto è in attesa che i portoni di via XX Settembre si aprano per informare il ministro degli elementi che fino ad oggi gli sono stati sottratti - dice Sergio Boncioli, presidente del comitato - D'altra parte fu Martino che mesi fa, tramite il generale Ristori, ci chiese di incontrarlo; in seconda battuta, ma non meno importante, la Difesa avrebbe l'obbligo morale di onorare il patto" sottoscritto anni fa con cui si prendeva i nostri affitti, circa 35 miliardi di vecchie lire l'anno, per la manutenzione del suo patrimonio immobiliare e delle case di chi è in servizio nelle forze armate". In breve, dieci anni fa fu raggiunta una sorta di compromesso, vantaggioso per la Difesa e gli utenti sine titulo" degli immobili militari. Il tutto diede vita ai due testi di legge che stabiliscono: (537) i parametri di reddito sulla base dei quali gli utenti degli alloggi in servizio, ancorché si tratti di personale in quiescenza o di vedove non legalmente separate né divorziate", possono rimanere nelle case, purché non siano proprietari di altri appartamenti; disposizione confermata dalla 724, che fornisce criteri per la determinazione del canone degli utenti. L'affitto fu agganciato alla normativa sull'equo canone, maggiorato del 20% o del 50 a seconda del reddito lordo familiare. Ad aggravare il tutto è la presenza all'interno del patrimonio delle forze armate di 3.536 immobili inutilizzati: di questi, 2.876 anche in abbandono od oggetto di manutenzione profonda.