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Il rapporto deficit-pil è calato al 3,6% Boom delle imposte

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Una discesa alla quale ha contribuito il terzo trimestre, nel quale si è registrata una flessione al 3,7%, contro il 4,5% del periodo luglio-settembre dell'anno scorso. I dati dell'Istatt sono piaciuti al sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui «l'Italia ha imboccato un percorso virtuoso». Il dato non può dare indicazioni precise su quello che sarà il risultato annuo finale, dal momento che l'indebitamento netto assume generalmente valori più alti nel primo trimestre, per poi diminuire fino ai valori minimi nel quarto, quando vengono adottati i vari provvedimenti di politica economica e le diverse manovre di bilancio. Il rapporto deficit-pil dei primi nove mesi al 3,6%, pertanto, non vuol dire assolutamente che l'Italia corra il rischio di sfondare il tetto del 3% stabilito dal trattato di Maastricht. Basti vedere, hanno fatto notare i tecnici dell'Istat, quello che è accaduto l'anno scorso, quando nel terzo trimestre il rapporto deficit-Pil era stato addirittura pari al 4,5%: un dato poi controbilanciato da quello del quarto trimestre, quando l'indebitamento rispetto al Pil aveva mostrato un +1,5%. Positivo il commento del sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi: «l'Italia ha imboccato un percorso virtuoso». Le entrate, invece, sono cresciute del 4,2% e il loro rapporto rispetto al Pil è pari al 42,2%. La crescita tendenziale delle entrate correnti (+4,2%) è dovuta principalmente alla crescita delle imposte dirette (+7,1%). Le entrate in conto capitale, invece, nel terzo trimestre hanno avuto in termini tendenziali una crescita limitata (+1,3%), dovuta a un effetto combinato tra calo delle altre entrate in conto capitale (-7,4%) e aumento delle imposte in conto capitale (+27,7%). Quest'ultima voce comprende il condono. Le uscite sono cresciute del 2,6%. Il loro valore in rapporto al pil è pari al 45,9%, contro il 46,7% dello stesso periodo del 2002. La crescita tendenziale delle uscite correnti (+3,2%) è in parte dovuta all'incremento dei redditi da lavoro dipendente (+8,5%) in parte alla crescita dei consumi intermedi (+8,1%) tra cui la difesa.

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