Benzina, supereuro non frena i rincari
Nonostante l'apprezzamento dell'euro sui pieni di carburante incombe, infatti, il fantasma di possibili rincari. Rialzi dei prezzi, che si potrebbero tradurre in un aumento fino a 1,5 euro a pieno. Vale a dire intorno ai 2,5 centesimi di euro in più al litro, pari a 50 vecchie lire in più. A riaccendere i riflettori sul rischio di una nuova impennata dei costi della senza piombo gioca l'andamento del prodotto sui mercati internazionali che solo negli ultimi giorni hanno visto, sul Platts (il mercato di riferimento europeo), le quotazioni della verde guadagnare il 12% passando da 293 a 328 dollari a tonnellata. Un apprezzamento - legato anche alla ripresa delle quotazioni del greggio - compensato solo in parte dal rafforzamento dell'euro sul biglietto verde: considerando questo elemento il guadagno della senza piombo si attesta infatti - secondo le cifre degli esperti di settore - al 9% con un incremento, nelle ultime settimane, del prezzo internazionale di un litro di carburante di 0,016 euro al litro (da 0,178 a 0,194 euro). Se a tale rincaro si aggiunge anche l'aumento dell'accisa sul carburante (+0,017 euro al litro) deciso dal Governo a fine 2003 per finanziare il fondo trasporto necessario al rinnovo dei contratti dei servizi locali, il costo di un litro di benzina è aumentato così di 0,033 euro al litro (oltre 60 vecchie lire). Aumento che per ora non è stato trasferito al consumo, se non in piccola parte. Secondo gli ultimi dati forniti dall'Unione Petrolifera, il prezzo alla pompa del carburante nelle ultime due settimane è infatti cresciuto di soli 0,06 euro al litro. Sulla carta, rimarebbe così lo spazio per un potenziale aumento fino a 0,027 euro al litro. Aumento che comunque non dovrebbe essere - secondo le prime promesse - essere completamente trasferito al consumo. Il Governo aveva infatti assicurato, in occasione del ritocco dell'accisa per finanziare il fondo destinato all' autoferro, di aver invitato i petrolieri ad assorbire il relativo aumento attraverso i benefici derivanti dall'apprezzamento dell'euro. Ed i petrolieri avevano dato la propria disponibilità in questa direzione, salvo però ribadire che i prezzi avrebbero seguito come sempre, l'andamento delle quotazioni internazionali. Se la tendenza della materia prima sui mercati internazionali non dovesse invertire la rotta, il rischio di vedere trasferire al consumo gli aumenti derivanti dai primi calcoli sulla carta, resta quindi concreto. Come sembrano dimostrare i primi segnali che arrivano dalle compagnie: Agip e Ip hanno già rivisto i propri listini, rialzando, rispettivamente, di 0,004 e di 0,005 euro al litro i prezzi. Sul fronte internazionale, nonostante nuovi record dell'euro sul dollaro, la situazione è al momento tesa. Il greggio continua infatti a guadagnare terreno con il paniere dei greggi Opec da tempo sopra la forchetta 22-28 dollari indicata dallo stesso Cartello come prezzo di riferimento (l'ultima indicazione lo riporta a 29,30 dollari al barile). A Londra il brent, il greggio europeo, è tornato intanto sopra la soglia psicologica dei 30 dollari al barile con i contratti con consegna per febbraio che negli ultimi due giorni hanno viaggiato sopra i 31 dollari/barile, mentre dall'altra parte dell'oceano lo stesso tipo di future sul Wti registrano quotazioni sui 34 dollari al barile, ai massimi degli ultimi 10 mesi.