«Basta con gli aumenti. Non ci sono giustificazioni»
Secondo le associazioni «è grave che i petrolieri continuino a lucrare sulle tasche dei cittadini»
E, in un nota, sottolineano che «non vi è nessuna giustificazione: dovremo al contrario assistere a significative diminuzioni, legate alla forte rivalutazione dell'euro sul dollaro», spiega infatti l'Intesa sottolineando che i prezzi dovrebbero calare anche «se il Governo ha aumentato le tasse di due cent al litro». «È grave che i petrolieri continuino a lucrare sulle tasche dei cittadini. Ma è ancora più grave - proseguono i consumatori nella nota - che il governo permetta ciò ed oltretutto incrementi i propri introiti incidendo pesantemente sul potere di acquisto dei cittadini sia direttamente per il costo della benzina, sia per quello che questo costo ha nella determinazione dei prezzi finali dei beni di largo consumo incidendo per uno 0,2þ0,3 punti sul tasso di inflazione». Cifre alla mano i consumatori sottolineano così che «se prendiamo i primi tre mesi del 2003, quando il prezzo del petrolio si collocava agli stessi valori di oggi (30-31 dollari al barile), il prezzo industriale, quindi senza tasse, della benzina si situava ad una media di 35 cent al litro mentre l'euro aveva un valore medio di 1,07 sul dollaro. Oggi - proseguono - l'euro si è rivalutato del 20% rispetto a quel periodo e quindi il prezzo industriale della benzina dovrebbe attestarsi a circa 28 centesimi al litro». Ed anche sommando l'incremento dell'accisa deciso dal Governo e l'Iva «si ottiene che il litro di benzina dovrebbe attestarsi a 0,9977 euro al litro». I cittadini oggi pagano, così «circa 6 centesimi in più al litro, facendo maggiormente guadagnare in un anno 1.200 milioni di euro ugualmente distribuite tra petrolieri e governo: questo gravissimo ed ulteriore esborso è dovuto anche ad un aumento complessivo della tassa sulla benzina di ben 2 centesimi al litro (e non di 1,68 come si è detto) poichè su quella cifra vi è un ulteriore incidenza di 0,32 cent dovuta allþiva al 20%».