Supereuro raggiunge un nuovo record
La moneta unica potrebbe arrivare a 1,40, superando la soglia di tollerabilità stabilita dalla Bce
E il biglietto verde precipita al nuovo, ennesimo, minimo record contro euro. La moneta unica europea è schizzata ieri a 1,2868 dollari e guarda ora al nuovo obiettivo di 1,30. Questa la reazione alle cattive notizie sull'occupazione statunitense, che si conferma termometro del mercato, alimentando la convinzione che la Fed rinvierà ancora a lungo la stretta monetaria. Al contrario, l'euro già l'altro ieri aveva ritrovato slancio sulla scia dei tassi di interesse lasciati invariati dalla Bce, ma soprattutto dei modesti segni di preoccupazione sugli effetti del supereuro manifestati dal presidente dell'Istituto centrale, Jean-Claude Trichet. Ad affondare la moneta americana ieri è stata dunque l'ultima conferma della crisi del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione statunitense a dicembre è sceso al 5,7% contro il 5,9% precedente, ma sono stati appena mille i nuovi posti di lavoro creati dall'economia Usa contro una ben più alta previsione di 150 mila nuovi posti. Un'inaspettata doccia fredda che riporta in primo piano la forte anomalia che contraddistingue la ripresa dell'economia a stelle e strisce. L'espansione economica che, stando alle previsioni della Federal Reserve, proseguirà con un buon ritmo per tutto il 2004, non riesce a rimettere in moto il mercato del lavoro testimoniando una situazione di difficoltà delle aziende Usa che, per far quadrare i conti, sono costrette a tenere sotto controllo i costi, a partire proprio dalla forza lavoro. Quanto basta a minare la fiducia dei consumatori americani mettendo a rischio quei consumi interni che rappresentano il 70% del Pil americano. Vengono così azzerate le già ridotte aspettative di una stretta monetaria da parte della Fed, che a questo punto ha un motivo in più per mantenere i tassi di interesse all'1%, ai minimi da 45 anni, per garantire sostegno alla ripresa dell'economia. Il differenziale dei tassi di interesse che rende sempre meno appetibili gli asset finanziari statunitensi, lascia prevedere un ulteriore deterioramento della moneta americana che, come è noto, continua a soffrire i pesanti squilibri finanziari degli Usa. Per gli economisti, il dollaro dovrebbe perdere un altro 6% spingendo l'euro a 1,35 e successivamente anche fino a 1,40. Livelli ben superiori alla soglia di tollerabilità che, stando alle indiscrezioni, la Bce avrebbe individuato. Ad oggi, il rialzo del 22% sul dollaro totalizzato dall'euro nell'ultimo anno non ha compromesso più di tanto le esportazioni di Eurolandia. Ne è una dimostrazione il buon andamento degli ordini all'industria tedeschi, cresciuti dello 0,7%.