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Pensioni, i sindacati minacciano un altro sciopero

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I sindacati: mobilitazione generale se palazzo Chigi va avanti con la delega previdenziale

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Se il ministro del Welfare, Roberto Maroni, storce il naso e dichiara che «a tutt'oggi non c'è accordo e non mi pare che possa esserci», i sindacati scendono sul sentiero di guerra, non escludendo un nuovo sciopero generale. «Se il governo andrà avanti con la delega non si escludono ulteriori iniziative di mobilitazione» minaccia il segretario confederale della Cgil, Morena Piccinini. Sulla stessa linea il numero due della Uil, Adriano Musi, per il quale al momento lo sciopero «non è previsto, ma non è escluso». Ma Maroni punta i piedi, confermando la necessità di intervenire sulla previdenza non solo aumentando le entrate, ma anche innalzando l'età effettiva di pensionamento. Il filo della speranza di riuscire a trovare una soluzione diventa quindi sempre più sottile e si annoda adesso al nuovo incontro fissato per lunedì prossimo. Al termine del confronto di ieri con il ministro Maroni i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato che «i dati sulle previsioni della spesa pensionistica illustratici confermano che la ricetta del governo sulle pensione è profondamente sbagliata». «Il confronto sui numeri - ha spiegato Baretta - ha evidenziato la giustezza delle nostre opinioni. Innanzitutto perché la composizione della curva relativa alla spesa pensionistica fornitaci dal governo non tiene conto della crescita occupazionale che l'esecutivo prevede per i prossimi anni». «Inoltre - ha aggiunto il segretario confederale della Cisl - questa curva dimostra che il peso della crescita della spesa per le pensioni dei lavoratori dipendenti è proporzionalmente inferiore a quella dei lavoratori autonomi. Infine i dati confermano che nel bilancio previdenziale ci sono molte voci assistenziali non sorrette da contributi e che quindi dovrebbero essere messe a carico della fiscalità generale». I sindacati hanno quindi messo dei paletti in vista del prossimo incontro. «Lunedì a palazzo Chigi dovremo capire se ci sono le condizioni per procedere - hanno spiegato il numero due della Uil, Adriano Musi, e i segretari confederali di Cgil e Cisl, Morena Piccinini e Pierpaolo Baretta -. La nostra condizione resta comunque quella che il governo deve ritirare e cancellare l'emendamento alla delega previdenziale». «Sono abbastanza pessimista, ma non dobbiamo smettere di sperare» è stato il commento del segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, a proposito della trattativa in corso fra governo e sindacati. «Le dichiarazioni del ministro Maroni non sono incoraggianti - ha aggiunto Pezzotta -. Mi sembra che le distanze siano ancora molto ampie. Si stanno confrontando due ipotesi, due progetti, due filosofie diverse. Ora bisogna aspettare che il confronto arrivi alla conclusione per capire come il governo intende agire e quante delle cose che abbiamo detto recepirà».

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