Pensioni, governo e sindacati in collisione
«Riaprire una trattativa appare inopportuno», ha detto il ministro del Welfare, Roberto Maroni, che, dopo l'incontro con Cgil, Cisl e Uil, ha dettato la sua tabella di marcia: prosecuzione oggi e domani del confronto, mentre il 10 gennaio (ma la riunione potrebbe slittare a lunedì 12, ndr) saranno tratte le conclusioni a Palazzo Chigi. Il ministro incontrerà, quindi, la commissione Lavoro del Senato per calendarizzare l'iter della delega. La replica dei sindacati non si è fatta attendere: se non si aprirà una trattativa vera - affermano - ripartirà la mobilitazione. «Se il Governo andrà avanti - ha detto la segretaria confederale della Cgil Morena Piccini - sarà necessaria una verifica unitaria per valutare e decidere le nuove iniziative da mettere in campo». Mentre il segretario generale aggiunto della Uil, Adriano Musi ha avvertito: «Se dopo il 10 gennaio finisce la tregua, allora inevitabilmente riprenderà la nostra mobilitazione». Il tempo per arrivare ad un'intesa, dunque, sembra essere scaduto. «Il tempo è ampiamente sufficiente per chiudere il confronto che non deve concludersi con un accordo o con una rottura», ha affermato Maroni secondo il quale, a questo punto, resta da discutere solo la ricetta del governo per curare la cosiddetta «gobba» della spesa previdenziale. Il governo - ha ribadito il responsabile del Welfare - ritiene «indispensabile» intervenire sulla spesa previdenziale. «La posizione dei sindacati è molto diversa dalla nostra. Noi - ha insistito - riteniamo indispensabile intervenire per garantire le pensioni future». Dopo l'incontro del 29 dicembre, dunque, il confronto è proseguito ieri al ministero del Welfare ma con una modifica dei temi previsti in agenda. È slittata infatti a oggi l'analisi dei conti, mentre la discussione ha riguardato il testo unico e la separazione tra assistenza e previdenza su cui permangono le differenze tra le parti. «Il governo ci ha chiesto di rinviare l'incontro sui conti perchè non erano pronti», hanno riferito i sindacati, mettendo in evidenza il «paradosso» di dati indisponibili su cui il governo ha costruito la sua riforma. Diversa la versione del governo. «Abbiamo messo a disposizione i conti nella scheda presentata con l'emendamento - ha ribattuto Maroni - i sindacati ci hanno chiesto un'altra analisi che dovrebbe presentare domani (oggi, ndr) la Ragioneria dello Stato». Anche sul testo unico e la separazione tra assistenza e previdenza permangono differenze. Maroni ha detto che anche oggi il governo cercherà di convincere i sindacati sulla necessità d' intervenire sulla spesa separando l'assistenza dalla previdenza, ma che non è vero che le pensioni sono pagate al 100% dai contributi versati. Per noi, ha aggiunto, una parte consistente, il 30%, è pagata attingendo dalla fiscalità generale. Piccini ha sottolineato la «promiscuità» tra assistenza e previdenza: «Ogni anno - ha spiegato - lo Stato stanzia 60 miliardi che vanno nel bilancio previdenziale, ma che in realtà servono a coprire le prestazioni assistenziali».