Trasporti, un'altra paralisi per venerdì
Altolà di Sacconi: l'accordo non si cambia. Per la Cisl c'è il rischio di un mese caldo
È perentorio il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, per il quale «quell'accordo non ha alternative» ed esclude una riapertura del negoziato. Un monito ai sindacati di base, a tre giorni dallo sciopero nazionale di 24 ore proclamato per venerdì prossimo che potrebbe di nuovo a paralizzare le città. Per scongiurare un'altra giornata nera nei trasporti, a Milano - dopo il fallimento della trattativa tra Atm e sindacati - il Prefetto Bruno Ferrante ha riconvocato le parti per oggi. Il timore è che alla protesta possano aderire anche i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil, nonostante la firma del contratto nazionale di lavoro. A paventare, infatti, il rischio di un «gennaio caldissimo sul fronte dei trasporti» è il segretario generale della Fit Cisl lombarda, Dario Balotta, per il quale «è il momento di stringere e di smetterla con il balletto della finta trattativa. L'azienda utilizzi l'avanzo di bilancio attivo che sostiene di avere». Ma il sindacato autonomo Slai Cobas, smentendo di essere stato convocato oggi in Prefettura, critica i sindacati confederali definendo «singolare» che a Milano «annuncino di poter scongiurare lo sciopero del 9 gennaio (anche perchè non lo hanno proclamato loro) nel caso in cui Atm si dichiari disponibile a siglare un accordo locale ad integrazione di quello nazionale del 20 dicembre». «Appare oltremodo grottesco - prosegue - che le istituzioni, compresa la prefettura, si prodighino ad incontrare Atm, il Comune di Milano e i sindacati che non hanno proclamato l'agitazione, nel tentativo di scongiurarla, ignorando totalmente il sindacalismo di base e autorganizzato». Fermo sulla propria posizione, il sottosegretario Sacconi, mediatore nella trattativa fra aziende e sindacati che ha portato all'accordo che prevede una tantum di 970 euro per gli arretrati del biennio economico 2002-2003 e, a partire da dicembre, un aumento retributivo di 81 euro lordi. «Nessuno si illuda di poterlo (il contratto, ndr) riaprire nè a livello nazionale nè a livello locale» ha detto. «Coloro che a Milano pensano a dare risalto alla produttività», ha affermato riferendosi ad una «auspicabile» riforma del modello contrattuale, «operino per creare un contratto nazionale leggero, affinchè gli aumenti siano legati soprattutto agli incrementi di produttività». Ma gli autoferrotranvieri milanesi fanno muro. Chiedono una integrazione aziendale di 25 euro lordi mensili per arrivare ai 106 euro di aumento che, secondo i sindacati, coprirebbero l'aumento del costo della vita nel periodo di vigenza contrattuale. Milano, come ha ricordato il vice sindaco, Riccardo De Corato, «è l'unica città in Italia ad avere ancora un tavolo aperto. In cambio del premio - ha sottolineato - a nome e per conto dei cittadini chiediamo ai lavoratori maggiore produttività ed efficienza». Ma, ha osservato ancora, alle «14 proposte dell'azienda tra le quali scegliere un progetto che dia corpo a maggiore produttività ed efficienza, a fronte del richiesto premio di produttività» i sindacati hanno risposto «interrompendo il dialogo». Dal fronte della Cisl, Balotta sottolinea che «l'opinione pubblica deve sapere che gli 81 euro del contratto nazionale non li ha pagati l'Atm, che pure è una spa, così come non li hanno pagati le altre aziende di trasporto. L'esborso per il contratto ricade invece sulla collettività nazionale». E aggiunge che «i 106 euro a base della piattaforma rappresentano il recupero dell'inflazione programmata fissata dal governo sulla base dell'accordo interconfederale del 1993, cioè della concertazione. Quindi, un eventuale aumento della produttività così come preteso dall'azienda e dal Comune significherebbe anche un aumento superiore. L'Atm dovrebbe cioè offrire in cambio un'adeguata contropartita economica al di fuori ed oltre i 25 euro richiesti». Infine, scende in campo l'Intesa dei consumatori che propone per il 9 gennaio, in alternativa all'astensione dal lavoro degli autoferr