D'Amato fa lo sgambetto a Montezemolo
Il presidente di Confindustria traccia l'identikit del successore: il contrario del numero uno Ferrari
Il presidente (in scadenza) di Confindustria, nel lasciare l'incarico, manda una lettera a tutti gli associati. E traccia un profilo che, con stile, sembra tagliare fuori il principale pretendente alla guida dell'associazione di viale Astronomia. Non è poco, visto che D'Amato sarà tra i principali «designatori» del suo successore. Nella lettera, cinque cartelle, l'imprenditore affronta solo nel finale la questione «nuovo presidente di Confindustria». «Mi permetto di ricordare a me e a voi - scrive D'Amato - alcuni valori che ormai rappresentano punti fermi nel comune patrimonio degli imprenditori di Confindustria. In primo luogo, l'esigenza di rappresentare quelle imprese, dalle quali mi auguro che anche il nuovo presidente provenga, che oggi costituiscono la forza vitale del nuovo capitalismo italiano: le imprese che vivono all'aria aperta del mercato, senza rifugiarsi sotto il tetto di qualche protettorato. Per questo occorre una persona che abbia dato buona prova di sé come industriale, che sia abituata a rischiare in proprio, che sappia cosa significa impegnare sul destino della propria impresa anche le proprie fortune personali, i propri averi, il proprio stesso nome». Insomma, tutti ma non il pupillo di Gianni Agnelli. No a Montezemolo, dunque, che pure essendo stato considerato l'erede dell'Avvocato, il suo figlioccio, non porta lo stesso nome. Ma D'Amato, nel delineare l'altro requisito per il futuro presidente di Confindustria, aggiunge: «In secondo luogo, l'autonomia di Confindustria deve rimanere in cima ai valori associativi come premessa e garanzia di un'azione efficace non solo in campo sindacale ma anche sul terreno politico-sociale, insomma lungo tutta la raggiera dei rapporti con le altre componenti della società italiana. È qui, intorno al concetto di autonomia - aggiunge D'Amato -, che le questioni di strategia si incrociano con quelle che dovrebbero essere, secondo me, le attitudini personali del presidente di Confindustria. Penso di poter riassumere tali attitudini dicendo che deve essere una persona autonoma e indipendente nella testa, nel cuore, nella tasca». Quindi il presidente dell'associazione di Viale Astronomia si fa più lirico: «Nella testa: che cioè abbia autonomia e onestà intellettuale e che nei rapporti con i suoi interlocutori non manchi mai di un proprio punto di riferimento, di una propria bussola. Nel cuore: che cioè non ad altro senta di dover essere fedele che al suo mandato, uno spirito libero nella sua coscienza, che per questo ha il coraggio e la forza morale di sostenere le cause in cui liberamente crede. Nella tasca: che cioè non abbia vincoli di dipendenza economica, non abbia obblighi di obbedienza, e dunque non possa essere condizionato né dal potere politico né dalle banche, né da altri soggetti della vita economica e sociale, e invece possa agire in piena libertà». Un profilo che sembra non coincidere con quello del presidente della Ferrari. Segue la stoccata finale: «Da ultimo, è importante che il presidente di Confindustria se vuole essere veramente rappresentativo di tutti noi, e non solo del punto di vista suo o di alcuni, sia sempre attento a rispettare le regole associative, le competenze degli organi istituzionali, le sedi dove si devono prendere le decisioni. Solo così si potrà tutelare la rappresentatività e l'autorevolezza di Confindustria, la sua natura di organizzazione profondamente democratica nel suo modo di agire e nel suo stesso modo d'essere, libera associazione di liberi uomini». Nel resto della lettera, cioè nelle pagine che precedono l'identikit del suo successore, l'attuale presidente di Confindustria fa anche un bilancio ricordando le riforme strutturali fatte (anche sotto sollecitazione degli industriali). E cita quella del mercato del lavoro («Presenta adesso straordinarie caratteristiche di flessibilità»), quella della scuola («Corrisponde in buona parte alle nostre aspettative»), quella del diritto societario («Rende più agi