Cirio, la maxi-vendita non restituirà i soldi
Depositate dal 9 dicembre scorso nelle mani del ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano. E molti allegati. È in quel volume su cui si stanno concentrando molte attese e naturalemente vasti interessi che si racchiude il destino del gruppo Cirio e forse anche del suo ex proprietario, Sergio Cragnotti. Un volume firmato dai commissari Luigi Farenga, Mario Resca e Attilio Zimatore, nominati secondo le procedure a guidare la amministrazione straordinaria di Cirio Del Monte Italia (Cdm), Cirio Del Monte nv, Cirio finanziaria e Cirio holding. Il contenuto di quelle pagine sarà rivelato nel dettaglio oggi in esclusiva dal quotidiano economico MF che ne ha concesso una cortese anticipazione per i lettori de Il Tempo. IN QUEL PIANO una premessa chiara che non farà felice molti di quelli che lo attendono: i commissari dicono a chiare lettere che non possono garantire che percentuali di rimborso dei circa 1,125 miliardi di euro sottoscritti in obbligazioni Cirio. Il recupero di parte dei risparmi investiti dipenderà ovviamente dal piano di cessione dei vari comparti industriali. Ma per trovare acquirenti i commissari spiegano che serve prima una iniezione di liquidità dal sistema bancario, almeno 10 milioni di euro allo scopo di assicurare la continuità aziendali di alcune società. Per procedere alle cessioni, secondo il documento in possesso del quotidiano MF, bisognerà prima separare i pomodori Cirio- Del Monte, i succhi di frutta Del Monte dal resto delle attività non essenziali (la brasiliana Bombril, la Cirio Del Monte Brasil il Panificio Moderno, la Cirio Agricola). CHI VORRÀ ACQUISTARE non potrà fare indagini dettagliate sulle aziende. Secondo i commissari si potranno visionare le carte essenziali, e poi i pretendenti dovranno accontentarsi del principio del «visto e piaciuto». Condizione questa già spiegata ai 53 imprenditori, gruppio cordate che hanno avanzato manifestazioni di interesse per singole aziende. Nessuno invece si è offerto di rilevare così come è l'intero gruppo messo insieme da Cragnotti. Gli stessi commissari hanno disincentivato questa ipotesi fin dalla loro prima relazione, in cui spiegavano come «tenuto conto dell'ammontare del debito finanziario gravante sulle società insolventi non rimane alcuna possibilità di realizzare con successo un programma di ristrutturazione». LA VENDITA POTRÀ quindi avvenire solo attraverso «una separazione del gruppo tra partecipazioni funzionali alla cessione dei complessi aziendali in amministrazione straordinaria e partecipazioni non funzionali». Il piano di scissione delle varie attività parte dalla Cirio Del Monte Italia spa perchè «trattandosi di una delle società ammesse alla procedura in amministrazione straordinaria, oltre che parte rilevante nell'ambito dell'unicum del comparto agro-alimentare, è di fatto da considerare attività imprenditoriale funzionale alla procedura». SECONDO IL DOCUMENTO depositato da Marzano sul mercato andranno piazzat il ramo Cirio-De Rica concetrato nel pomoodori e definito rosso; le attività a marchio Del Monte specializzate nel trattamento della frutta e quindi battezzate verdi; la partecipazione del 39,99% in Del Monte pacific quoatata Singapore e fornitrice di materie prime al gruppo. Questi tre pezzi, scrivono Farenga, Resca e Zimatore, possono «essere proposti al mercato come entità oggetto di cessione anche singola». DIVERSO IL DISCORSO per la partecipazione nella brasiliana Bombril, colosso della detergenza sudamericana. Lì i commissari pososno davvero poco. La giustizia brasiliana aveva già di fatto uscire la Bombril dal controllo del gruppo Cirio. E sulla società è pendente un'inchiesta amministrativa dell'autorità di vigilanza della borsa brasiliana volta a imporre l'obbligo di opa a carico di Cirio sule azioni privbilegiate a un prezzo di 30 dollari a fronte di una quotazione di 3,5 dollari. PIÙ FACILE SARÀ VENDERE il cosiddetto settore del rosso. La Cirio Del Monte pomodori è fra i pochi comparti industriali a te