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Confindustria: serve slancio per le riforme

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È questa in sintesi la radiografia fornita ieri dal consueto rapporto previsionale curato dal centro studi di Confindustria, in cui i sintomi di una crescita dell'economia si accompagnano con i timori del quadro politico. Una diagnosi condivisa anche dal presidente di Confcommercio, Sergio Billè, secondo cui «è vero che cominciano ad affiorare qua e là sintomi di ripresa, ma non è ancora chiaro quali potranno essere i tempi». Più ottimista il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano. «La situazione è in netto miglioramento - ha assicurato - la ripresa si avvicina, e l'Italia la sta agganciando». Per il ministro «nei primi tre-quattro mesi del 2004 le cose cambieranno radicalmente». Ma per gli industriali italiani la situazione è solo in parte così. «La ripresa è ancora relativamente modesta e alquanto fragile. Occorre perciò un balzo in avanti, un salto di qualità di metà legislatura nella politica economica». Scendendo nel dettaglio dei numeri, Confindustria confida che la crescita del Pil per quest'anno vada rivista al rialzo, passando dallo 0,3% iniziale allo 0,5%. Si tratta nota comunque Confindustria di una ripresa «relativamente modesta che potrebbe però irrobustirsi nel 2004 e ancor più nel 2005 quando l'economia potrebbe salire del 2%. Ma per accompagnare questa tendenza ancora non esaltante c'è bisogno, ha spiegato il capo economista Paolo Garonna, che si abbandonasse «l'incapacità politica a dare segnali forti di ripresa», incoraggiando le riforme. Sul fronte dei prezzi, invece, Confindustria conferma le sue previsioni (2,7% nel 2003, 2,1% nel 2004, 1,9% nel 2005), mentre stima un indebitamento netto pari al 2,5% del Pil nel 2004. Per il 2005, invece, Confindustria fa notare che una riduzione del disavanzo strutturale pari ad almeno mezzo punto di Pil come richiesto dalla Commmissione europea richiederebbe una riduzione dell'indebitamento all'1,7-1,8%. Ma è il capitolo riforme a inquietare maggiormente gli industriali. «Riaprire il confronto va bene - ha notato Garonna - a patto che questo non si traduca in un rinvio o in un annullamento della riforma». Un incitamento ribadito anche dal presidente Antonio D'Amato. «Poca incertezza e molta decisione sul percorso delle riforme da fare», sperando che sulle pensioni le assicurazioni del ministro del Welfare, Roberto Maroni, siano seguite dai fatti. P. T.

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