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«Parmalat, la crisi non è finita» Domani il Cda

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All'ordine del giorno il problema di come pagare due cedole per circa 9-10 milioni in scadenza entro fine anno. Intanto, ieri si è riunito un Cda straordinario: secondo alcune indiscrezioni si sarebbe parlato dell'uscita dal gruppo di Calisto Tanzi. Verdetto Tanzi a parte, la crisi della società non è passata. A conferma le parole del super consulente Enrico Bondi che ha detto: «La strada è ancora tutta in salita». Un cammino che preoccuperà il board già domani. Quando bisognerà affrontare la questione di dove e come trovare i soldi per il 17 dicembre, data della scadenza dell'acquisto del 18% di una controllata brasiliana per la quale sarebbe previsto un esborso di circa 400 milioni. Una somma consistente che il management dovrà recuperare in breve, in 48 ore, se non vuole rischiare che il gruppo alimentare piombi nuovamente in una crisi nera. Del resto nessuno al vertice può dimenticare lo scongiurato rischio di default. E nemmeno il giudizio negativo dell'agenzia di rating Standard & Poor's. Sul fronte dell'esposizione delle banche verso il gruppo Parmalat - che risulta circa due miliardi di euro a fine settembre - dopo Monte Paschi, che ha dichiarato una cifra di circa 125 milioni di euro, è uscita ufficialmente allo scoperto anche Capitalia. Questa ha infatti comunicato crediti per un totale di 393 milioni. Una somma consistente a cui si aggiunge anche un'esposizione per circa 91 milioni su Parmatour. Mentre per Unicredit fonti finanziarie parlano di un'esposizione di 150 milioni, di cui oltre la metà autoliquidante, per SanPaolo Imi la somma ammonterebbe a circa 300 milioni totali, di cui poco meno di due terzi per cassa e il resto tramite crediti commerciali. Popolare di Lodi infine, sempre secondo indiscrezioni, avrebbe un'esposizione inferiore ai 100 milioni, quasi interamente autoliquidante.

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