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di LAURA DELLA PASQUA CAPITALIA e il suo presidente Cesare Geronzi tornano sotto i riflettori ...

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L'accusa è quella di false comunicazioni alla Banca d'Italia in merito al bilancio 1996. Si fa riferimento in particolare alla classificazione di crediti per alcune migliaia di miliardi delle vecchie lire inseriti nella categoria delle «sofferenze» e quindi di difficile recupero, invece che in quella di «crediti vivi» o «partite incagliate» (ossia con prospettive di rientro). In questo modo secondo i pm si sarebbe dimostrato il buon funzionamento dell'istituto. Gli stessi imputati, una quindicina tra cui l'ex direttore generale della Banca di Roma, Antonio Nottola, erano anche accusati di falso in bilancio ma il giudice dell'udienza preliminare Giorgio Maria Rossi ha dichiarato la prescrizione del reato. Il giudice ha deciso il rinvio a giudizio accogliendo le richieste del pubblico ministero Gustavo De Marinis. Lo stesso che indaga sul dissesto della Cirio e che nei giorni scorsi ha firmato con il procuratore aggiunto Achille Toro l'avviso di garanzia a Cesare Geronzi nella sua veste di presidente di Capitalia. L'inchiesta si trascina dal '97 e ha avuto origine da un esposto presentato allora dal leader del disciolto Movimento Politico Occidentale nonchè ex dipendente e sindacalista della Banca di Roma, Maurizio Boccacci, in cui si denunciava «una cattiva gestione delle risorse della banca». La prima udienza è stata fissata per il 26 marzo ma è quasi scontato che si vada ad un rinvio e considerando i tempi della giustizia che il dibattimento non venga neppure avviato. A ottobre 2004 scatta infatti la prescrizione. Il reato contestato a Geronzi fa riferimento al nuovo articolo del codice civile (2638) «Ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza». Immediata è arrivata la replica del collegio di difesa di Capitalia. In una nota la difesa fa sapere che «la Banca d'Italia fu sempre messa in condizione di esercitare le proprie funzioni di vigilanza con comunicazioni fedelmente e compiutamente trasmesse dall'ex Banca di Roma». Nel dibattimento precisa l'istituto, si potrà dimostrare l«'infondatezza» dell'accusa e chiarire la correttezza dell'operato della banca. Peraltro indiscrezioni di ambienti vicini a Via Minghetti, fanno notare che la recentissima ispezione di Bankitalia nell'istituto non ha riscontrato elementi che possano confermare il reato contestato. La notizia del rinvio a giudizio di Geronzi ha provocato un altro terremoto sul titolo già messo a dura prova dalla vicenda Parmalat. Capitalia ha infatti reso noto di essere esposta verso il gruppo di Tanzi per 393 milioni di euro. I recenti sviluppi giudiziari e la vicenda Parmalat verranno con ogni probabilità affrontati nel prossimo cda della banca, già convocato per giovedì 18 dicembre. Il titolo ieri ha prima perso oltre il 6% e solo sul finale ha risalito la china chiudendo però sempre pesante (-3,31% a 2,512 euro).

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