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Capitalia, rinvio a giudizio per Geronzi

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La difesa: tutto corretto, ipotesi infondate. Il processo inizia il 23 marzo. Il titolo sprofonda

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Ieri ha superato quota 1,23, segnando il nuovo record storico sul dollaro a 1,2301. Poi è sceso fino a 1,2287. A dare spinta alla moneta unica, lo scivolone dell'indice Michigan che misura la fiducia dei consumatori sceso a dicembre. L'indice ha risentito delle preoccupazione relative a un mercato del lavoro che stenta ancora a riprendersi e che a novembre ha segnato un aumento di nuovi impieghi sotto le attese. Lo schiaffo al dollaro (e agli indici Usa, passati temporaneamente in negativo dopo un'apertura in leggero rialzo e ora in situazione di debolezza) è giunto tanto più inaspettato in quanto gli esperti si attendevano casomai un condizionamento negativo dal dato sul deficit commerciale di ottobre, vista la portata di un disavanzo che diventa sempre più preoccupante. Ma il dato è risultato in linea con le attese, allontanando il timore diffuso di una sorpresa negativa e non ha dunque influito sul dollaro già comunque sotto pressione da ieri sera dopo diffusione del verbale della riunione Fed del 28 ottobre scorso che ha allontanato la possibilità di un rialzo dei tassi nel medio termine a ragione di un'inflazione neutrale e di preoccupazioni per l'occupazione destinate a rimanere, secondo il direttivo Fed, fino al 2005. A rinforzare la sensazione che i tassi d'interesse negli Usa resteranno più bassi che altrove, allontanando l'appetito degli investitori, è giunto ieri anche il dato sui prezzi alla produzione risultati inaspettatamente in calo a novembre dello 0,3%, confermando uno scenario di bassa inflazione che non spinge la Fed a modificare il suo orientamento espansivo.

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