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MILANO — Di record in record l'euro sfonda anche la soglia degli 1,22 dollari.

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La marcia dell' euro appare inarrestabile di pari passo alla caduta senza freni del biglietto verde che nel corso del 2003 ha totalizzato un ribasso di circa il 16%. In scia, le quotazioni dell'oro volano ai massimi da sette anni (toccando 409,3 dollari l'oncia, il livello più alto dal febbraio 1996), beneficiando proprio dell'opportunità di acquisto più conveniente. A tenere sotto pressione il biglietto verde è sempre la convinzione che la Federal Reserve non ritoccherà all'insù il costo del denaro nei prossimi mesi. Gli economisti scommettono infatti su un nulla di fatto nella riunione di oggi del Fomc della Fed, in linea con quanto più volte assicurato dai banchieri centrali. Una strategia motivata con la necessità di garantire ancora sostegno alla ripresa dell'economia a stelle strisce. E che ora sembra trovare ulteriore conferma nell' andamento anemico del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione è sceso infatti al 5,9%, ma risultano ancora troppo pochi i nuovi posti di lavoro creati a novembre. Da qui la percezione che la crescita dell'economia Usa, per quanto sfolgorante, non riesca a trainare un incremento occupazionale sufficiente a rafforzare i consumi, che rappresentano la parte più consistente del Pil americano. Così, la prospettiva di tassi fermi all'1%, vale a dire la metà di quelli fissati dalla Bce, rende poco appetibili gli investimenti in asset finanziari statunitensi, gettando nuove ombre sugli squilibri finanziari dal momento che gli Usa, mantenendo il costo del denaro ai minimi da 45 anni, difficilmente riusciranno ad attrarre i capitali necessari a colmare i deficit record delle partite correnti e di bilancio. Di conseguenza, gli addetti ai lavori prevedono che se la Fed lascerà i tassi invariati, l'euro potrebbe spingersi fino a 1,23 dollari già questa settimana. In caso di rialzo, per il dollaro si profilerebbe un rally, con l'euro in discesa anche sotto quota 1,20. Nell'attesa, la moneta americana precipita nei confronti delle divise che beneficiano di tassi di interesse più alti.

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