Geronzi: così Cragnotti ci ha ingannato
Solo il giorno dopo il default il gruppo alimentare disse che i creditori non sarebbero stati rimborsati
Nel week end più lungo della sua vita, a due giorni dalla comunicazione da parte della magistratura dell'iscrizione nel registro degli indagati per il crack Cirio, Cesare Geronzi si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Il presidente di Capitalia fa alcune precisazioni sulla vicenda che ha visto coinvolto il gruppo di credito romano insieme ad altre banche nel dissesto finanziario della Cirio. Il banchiere non solo si difende dicendo che «le accuse sono risibili» e che il gruppo «ha documenti e cifre per annientare l'ipotesi accusatoria» ma passa al contrattacco svelando alcuni particolari della vicenda. Ma non è tutto. Geronzi lancia un messaggio rassicurante ai clienti del gruppo bancario a tutela del rapporto di fiducia. In piena sintonia con quanto disse il Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio nella Giornata del Risparmio, Geronzi tende a precisare che se dovessero emergere delle irregolarità verso i clienti il gruppo non si tirerà indietro. Fa sapere che gli operatori che hanno commesso delle irregolarità «vanno colpiti» e i clienti «vanno rimborsati». Un concetto che molto probabilmente Geronzi ripeterà nel tradizionale appuntamento pre natalizio, quando incontrerà il management per gli auguri. Un appuntamento particolarmente atteso e dal quale potrebbero venire altri chiarimenti da parte del numero uno di Capitalia. Ma veniamo alla risposta alle accuse. I magistrati sostengono che Capitalia doveva accorgersi dal '99 che la Cirio era a rischio di default. Ma Geronzi replica dicendo che il bilancio Cirio che aveva ottenuto la certificazione di una società di revisione, in realtà conteneva una trappola. Comparivano 507 milioni di crediti dichiarati esigibili a partire dal '98 e fino a giugno 2002. Ma pochi mesi dopo Capitalia e le altre banche hanno dovuto constatare che questi crediti erano spariti dai conti della Cirio. Dove sono finiti questi soldi? È la domanda che Geronzi vorrebbe suggerire. Insomma le banche sono state vittime di un inganno da parte di Cragnotti. Come? Capitalia insieme alle banche alla fine di ottobre 2002, pochi giorni prima la scadenza delle obbligazioni emesse nel 2000 da Cirio, aveva detto di essere disponibile a sottoscrivere un nuovo prestito obbligazionario da parte di Cirio da destinare al rimborso dei titoli in scadenza. Ma anche Cragnotti avrebbe dovuto fare la sua parte, ovvero rimborsare almeno il 50% dei bond. Questo era l'accordo. Geronzi spiega che Cragnotti invece il giorno dopo il default comunicò che non era più in grado di far fronte al rimborso. I 507 milioni di crediti si erano volatilizzati. Geronzi quindi dice che Capitalia non ha tratto nessun vantaggio da questa situazione anzi «è stata danneggiata». Caduta in una trappola.