Patto di stabilità: la Commissione Ue si prepara ad essere più indulgente

Lo ha detto a Tunisi il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aggiungendo che, «quando l'economia va bene, può darsi che quel tetto del 3% di deficit-pil che deve essere il massimo si riveli addirittura troppo elevato e che quando l'economia ristagna e la domanda privata cala deve essere sostituita con investimenti pubblici e quindi per un breve periodo può essere logico aumentare quel 3%». Nel Programma di stabilità dell'Italia 2003-2007, presentato ieri a Bruxelles, il governo ha confermato gli obiettivi macroeconomici del dpef, della nota di aggiornamento e della relazione previsionale. Nel 2003 pil a 0,5%, deficit-pil a 2,5%, debito-pil al 106%, inflazione a 2,6 per cento. Nel 2004 pil all'1,9%, deficit-pil 2,2%, debito-pil al 105%, inflazione all'1,7%. Il Programma di stabilità spiega anche che l'obiettivo della riforma delle pensioni, che il governo ha recentemente presentato in Parlamento e che integra il disegno di legge delega attualmente all'esame del senato, «è quello di ovviare ai problemi che scaturiscono dai tempi di attuazione eccessivamente lunghi della riforma del 1995». Intanto, già dalla prossima primavera la Commissione europea potrebbe interpretare il Patto di stabilità con maggior indulgenza verso i Paesi con deficit pubblico eccessivo, ma dediti a investimenti strutturali. Per ottenere questa parziale tolleranza, i Paesi con un disavanzo superiore al consentito dovranno, però, avere allo stesso tempo un dèbito pubblico moderato. Pur concedendo quella sorta di «sconto» per gli investimenti richiesto anche dal governo Berlusconi, l'orientamento dell'Esecutivo comunitario presieduto da Prodi non gioverebbe, perciò, all'Italia, quantomeno nel futuro immediato. L'alto indebitamento pubblico del nostro Paese e il ritmo ancora lento della sua riduzione escluderebbero infatti l'applicabilità di tale indulgenza al deficit italiano se questo (che secondo la Commissione salirà al 2,8% nel 2004) superasse il limite del 3% del Pil imposto dal Patto di stabilità. Nella sua preannunciata iniziativa per il «governo dell'economia europea» l'esecutivo dell'Ue medita, in effetti, di adottare presto criteri parzialmente nuovi per la tolleranza dei disavanzi statali superiori a questo limite, purché compensati da investimenti pubblici a favore della crescita. Pur senza modificare né requisiti né procedure del Patto, la Commissione europea intende, in particolare, escludere dal calcolo dei deficit pubblici le spese per quegli investimenti, e fors'anche gli effetti stimati dell'inflazione. Per evitare la simultaneità di un disavanzo eccessivo e di un alto dèbito pubblico, ritenuta nociva all'economia, la Commissione si propone, tuttavia, di tollerare provvisoriamente i deficit soltanto nei Paesi con un indebitamento «virtuoso», ossia inferiore al 60% del Pil, come richiesto dal Patto di stabilità. Lo hanno rivelato fonti dell'Esecutivo comunitario vicine a Prodi. La stessa fonte della Commissione ha rivelato che l'iniziativa per la «governance economica» verrà presentata nel primo trimestre del 2004 e dovrebbe consistere non in proposte legislative, bensì in una comunicazione interpretativa.