Il biglietto verde è sotto pressione per l'allargarsi del deficit delle partite correnti e di bilancio Pesa anche l'allerta terrorismo
Ma a smentire un avvio di settimana che sembrava preludere a un ulteriore rally della moneta europea verso 1,21, sono stati il boom dell'Indice Ism manifatturiero statunitense e i guadagni della borsa americana. La valuta europea è infatti scivolata sotto gli 1,2 dollari dopo aver marciato saldamente attorno ai massimi grazie anche al rialzo, per il terzo mese consecutivo, dell'indice dei manager responsabili degli acquisti di Eurolandia nel settore manifatturiero(52,2 a novembre da 51,3 di ottobre). Contrariamente a quanto avviene da settimane, il dollaro sembra aver interrotto il trend ribassista trovando appiglio nel segnale di piena ripresa del settore industriale e nella positiva prestazione della borsa Usa. Il biglietto verde ha infatti spinto l'euro fino a un minimo di seduta di 1,1939 (1,1995 degli ultimi scambi di venerdì scorso) in seguito al balzo ai massimi da 20 anni dell'indice Ism manifatturiero (62,8 a novembre da 57 di ottobre). Questa volta, il boom del comparto industriale americano pare sia riuscito a fare di più di altri brillanti dati macroeconomici Usa (a partire dall'impennata del Pil nel terzo trimestre a +8,2%) puntualmente ignorati dal mercato. Va detto che gli attuali livelli di cambio dell'euro-dollaro sono difficilmente sostenibili per l'economia europea soprattutto in una fase delicata di ripresa della crescita. A risentire dell'euro forte è soprattutto l'oro che ieri è arrivato ai massimi da sette anni. Il prezzo dell' oro è volato ieri a New York a nuovi massimi da oltre sette anni a questa parte, a quota 402,8 dollari l'oncia.La discesa del dollaro favorisce infatti gli acquisti di oro da parte degli operatori europei. La moneta americana è sempre sotto pressione per l'allargarsi del deficit delle partite correnti e di bilancio. Un mix capace di deteriorare ulteriormente il già scarso interesse degli investitori esteri verso asset finanziari statunitensi. Senza contare il «peso» dell'allerta terrorismo, del complicarsi delle operazioni in Iraq, e delle tensioni commerciali con la Cina e quelle in materia di dazi sull'acciaio. Capitolo quest'ultimo che sembra avviato verso una soluzione in vista del possibile annuncio da parte di Bush del ritiro delle tariffe sulle importazioni d'acciaio. Per ora, intanto, il dollaro recupera anche sullo yen a 109,5 dopo essere scivolato in mattinata a 109,1 (109,7 degli ultimi scambi di venerdì scorso). Rispetto all'euro, invece, lo yen sale a 131,1. Da segnalare infine, il rialzo della sterlina a 1,7204 dollari, prossima ai massimi sul dollaro raggiunti undici anni fa a quota 1,7345.