Guidi (Confindustria): tassi più bassi subito
Dollaro basso, inflazione ai minimi, costo del lavoro assolutamente concorrenziale. Sono tutti fattori che in questo momento si stanno sommando e di cui le imprese americane traggono vantaggio». E l'Italia? Per le imprese italiane il momento è duro e il vicepresidente della Confindustria per le relazioni industriali Guidalberto Guidi non nasconde di essere preoccupato. Anche perchè la soluzione questa volta non si può trovare a livello nazionale, chiedendo un intervento del governo, ma va presa sul piano europeo. L'apprezzamento dell'euro infatti sta mettendo a dura prova la tenuta delle esportazioni. Un tempo era l'Italia che utilizzava la svalutazione per rendere più competitive le imprese all'estero, ora sembra che gli Stati Uniti stiano utilizzando lo stesso meccanismo. «Mi aspettavo che dopo l'allentamento del Patto di Stabilità la corsa dell'euro subisse una battuta d'arresto. Così non è stato. Vuol dire che c'è una volontà politica di aiutare le imprese Usa che esportano. All'origine della ripresa economica americana c'è il poderoso piano di investimento messo in atto da Bush sulla ricerca spaziale e militare. Un fatto del tutto insolito è che la ripresa dell'economia non è accompagnata come ci si aspetterebbe da un'aumento dell'inflazione. Anche il trend dei prezzi si mantiene basso. Per gli Stati Uniti c'è una convergenza di circostanze favorevoli». Che soluzioni sono possibili? «L'unica risposta è quella di abbassare i tassi, ridurre il costo del denaro. Solo questo potrebbe dare respiro alle imprese. È quanto ci aspettiamo da tempo dalla Bce che però, a quanto pare, non intende allentare la stretta monetaria. Prima dell'arrivo dell'euro l'Italia comprava in dollari e vendeva in marchi. Ora vende in euro. Questo è il punto. E non si può dire nemmeno che le imprese possono avvantaggiarsi con la riduzione del costo delle materie prime». Nemmeno l'allentamento del Patto di Stabilità è servito a svalutare l'euro. Cosa ne pensa? «L'andamento della moneta europea non risente delle decisioni politiche che maturano a Bruxelles. È anche questo è un fatto insolito. Quanto allo sconto fatto a Francia e Germania sulle regole di bilancio, è stato un errore. Un conto è la flessibilità, un conto è fare delle eccezioni. Il problema non è di indebolire il Patto di Stabilità ma di rispettare quello che il Patto dice».