L'INFLAZIONE è tornata a raffreddarsi anche a novembre, per il secondo mese consecutivo, scendendo al ...
Immediata la contestazione delle associazioni dei consumatori che ritengono «fasullo» il carovita al 2,5% e sostengono che l'inflazione percepita dalle famiglie sulla propria spesa quotidiana è in realtà al 15%. Nella spesa di tutti i giorni, afferma Elio Lannutti, presidente dell' Adusbef, una delle associazioni dell'Intesa, «la gente compra frutta e verdura, formaggio e carne, non pellicce e televisori o elettrodomestici che vengono acquistati ogni 6-7 anni». Per i beni di prima necessità, continua, «gli aumenti dei prezzi rilevati ad ottobre da un' indagine dell' Intesa sono del 15%». Ma torniamo ai dati dell'Istat. Se anche questo mese un contributo di rilievo al contenimento dell'inflazione arriva dalle comunicazioni (capitolo che ha registrato contrazioni in tutte le città, con casi attorno al -0,7%), di rilievo è anche un generale rientro dei prezzi dei servizi e in particolare degli alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (a Firenze, ad esempio, questo capitolo ha registrato una contrazione di addirittura l'1,9%). A rincarare, invece, sono stati soprattutto beni e servizi legati al tempo libero, dalle discoteche alle scuole da ballo, fino a sigarette, vino, birra e libri. In aumento a novembre in molte città anche le riparazioni e i pezzi di ricambio per le automobili, pneumatici, garage e parcheggi. In calo o stabili i prezzi di auto, abbigliamento, calzature, mentre, tra gli alimentari, se sono scesi quelli dei prodotti freschi, a partire da verdura e frutta, sono invece rincarati quelli non freschi, e in particolare quelli di carne, olio, caffè, tè e cacao. Tra le 12 città campione, ancora due vedono il carovita al 3%: Napoli e Torino. Sempre al di sopra della media restano anche Ancona (+2,7%), Genova, Perugia e Trieste (2,6%). La più virtuosa è stata invece Firenze dove il costo della vita a novembre è stato pari al 2%. Per le variazioni mensili, il maggior aumento si registra a Venezia, Napoli e Torino (+0,3%), mentre l'unica città dove i prezzi sono rimasti invariati (per il secondo mese consecutivo) è Firenze. Il dato delle città campione, secondo la Confesercenti, è «positivo» anche se «resta la necessità di interventi strutturali per rilanciare i consumi e l'economia».