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LA PRODUZIONE industriale stenta ancora a rialzare la testa.

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Da qui l'allarme dei sindacati, preoccupati per la tendenza al ribasso confermata nei primi nove mesi del 2003 (-1,2%), e di Confindustria che chiede l'avvio di riforme strutturali «serie e competitive». Alle preoccupazioni risponde il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano secondo il quale l' incremento dell'1%, «non è una gran cosa, ma è comunque significativo». Analizzando solo i dati grezzi, l'aumento di settembre è appena il terzo da gennaio 2003. Gli altri due intervalli positivi sono stati quelli di aprile e luglio. Per il resto, gli altri sei mesi hanno sempre mostrato un andamento negativo. I sindacati parlano quindi unitariamente di recessione, mentre per Confindustria è ora di imboccare con decisione la strada delle riforme. «Questi dati di crescita dello zero virgola - sottolinea Antonio D'Amato - sono indotti da fenomeni esogeni. Noi abbiamo piuttosto bisogno di recuperare competitività interna e questo si fa andando avanti nei processi di riforma strutturali, pensioni in testa». Più ottimista invece il vicepresidente di Confindustria, Guidalberto Guidi, secondo cui da novembre potrebbero esserci ulteriori segnali di miglioramento. Stessa previsione anche dall'Isae, mentre il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, si rivolge direttamente all'esecutivo invitando «tutto il sistema politico, in questo momento impegnato in diatribe e litigi, a tenere conto che il vero problema è come portare sul suolo italiano i segnali di ripresa internazionale. Abbiamo troppo ignorato i problemi dell'economia - afferma - e adesso dobbiamo agganciare la ripresa». Cgil, Cisl e Uil denunciano la mancanza di reazione del mondo politico di fronte a dati negativi «che si accavallano».

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