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Settore navale, Cenerentola d'Italia

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Grimaldi: «Investiamo in un contesto squilibrato e senza aiuti»

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Questa la situazione, alquanto scomoda per la verità, in cui si trovano gli armatori italiani in un momento in cui si parla tanto di autostrade del mare e di grandi opere. Ma questo settore, che produce circa 1000 miliardi di euro all'anno offrendo lavoro a oltre 10 milioni di persone, continua a vestire i panni della Cenerentola dell'imprenditoria privata italiana. Mancanza di attenzione da parte del governo nazionale, pur collocandosi la nostra flotta mercantile ai vertici dell'Unione europea e superata solo da quella greca e inglese. L'Italia, invece, conserva la leadership nel settore delle navi traghetto. E poi il 50% della flotta nazionale viene controllata da imprenditori della Campania. Ancora una volta, quindi, il Sud che fa la sua parte ma che non riesce ad ottenere i dovuti riconoscimenti nonostante i notevoli investimenti portati avanti con le proprie forze. Gli armatori schiacciati tra la concorrenza dei loro colleghi europei che in altri Paesi dell'Ue usufruiscono di forti egevolazioni e quella degli imprenditori asiatici che praticamente marciano a pieno regime. Ne parliamo con Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del Gruppo Grimaldi di Napoli, nonché vice presidente della Confitarma e già presidente degli armatori europei, organizzatore della convention euromediterranea «Dalla terra al mare» tenutasi a Taormina con la partecipazione di numerose autorità e imprenditori impegnati nelle attività marittime. «Oggi hanno scoperto le autostrade del mare - commenta Emanuele Grimaldi che per l'occasione annuncia una sua nuova corsia preferenziale da Palermo a Tunisi con scalo anche a Malta, a iniziare dal 26 novembre la «Eurostar Salerno» - ma sono oltre 10 anni che noi le costruiamo. Qualcuno forse se n'è accorto, pur essendo un concetto radicato quello dalla terra al mare?». «Ci troviamo a investire i nostri miliardi e a lavorare in un sistema in cui non esistono aiuti e che è altamente squilibrato. Ci aspettiamo delle linee-guida sugli aiuti di Stato. Lo scopo è quello di tenere in Europa una flotta importante perché sul territorio ci sono tante capacità. Insomma vogliamo essere messi in condizione di competere. Invece siamo penalizzati rispetto al trasporto ferroviario nonostante gli investimenti fatti». Perché questa disattenzione? «Forse perché i nostri investimenti sono a mare e quindi non sono visibili - risponde amareggiato l'ad del gruppo Grimaldi -. L'economia prodotta dagli armatori italiani è superiore a quella dell'agricoltura italiana. Facciamo investimenti da 25-30 miliardi di euro. Una sola nave ci costa 10 miliardi. Ma visibilità zero e aiuti meno che zero. Così non può continuare. Alle promesse e alla parole ora devono seguire i fatti».

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