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Alitalia, Mengozzi: senza tagli 18 mesi di vita L'azienda rassicura su Fiumicino: non sarà toccato. Giovedì i vertici della società da Maroni

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L'amministratore delegato dell'Alitalia Francesco Mengozzi è categorico. «La cura è necessaria altrimenti si apre una crisi irreversibile». In piena bufera sindacale e mentre si chiede da più parti l'intervento del governo per trovare una soluzione alla crisi della compagnia aerea, Mengozzi ha preso carta e penna e in una lettera ai dipendenti ha spiegato punto per punto le finalità del piano industriale. Ma soprattutto ha messo nero su bianco che la strategia dei tagli (1.500 esuberi e 1.200 outsourcing) è una strada obbligata altrimenti il futuro dell'Alitalia è segnato. E non è tutto. A quanti temono il ridimensionamento dell'aereoporto di Fiumicino, (dal presidente della regione Lazio Storace al sindaco di Roma Veltroni), Mengozzi dice che lo scalo romano non sarà toccato. Il taglio dei costi si spiega col fatto che «Alitalia vende a 92 ciò che le costa 100, e 92 è quello che il mercato è disposto a pagare». Questo perchè i clienti si orientano sempre più verso le compagnie low cost se ritengono che i servizi offerti dalle altre non valgono la differenza di prezzo. Pertanto «sarà difficile ottenere da lui più di 92: dobbiamo portare perciò quel 100 al di sotto del 92, e ribilanciare il rapporto tra costi e ricavi. Altrimenti, nel giro di un anno e mezzo consumeremmo tutte le nostre risorse finanziarie e saremmo condannati a una crisi profonda e forse irreversibile». Alitalia peraltro risente di una situazione di difficoltà generalizzata. «Le otto compagnie europee più importanti - sottolinea Mengozzi - hanno avuto perdite operative per quasi un miliardo e mezzo di euro e dall'11 settembre 2001 sono andati persi 400.000 posti di lavoro. Mengozzi poi insiste sul fatto che il piano «punta soprattutto allo sviluppo con un incremento dei ricavi del 30% e all'efficenza». Rassicura circa il ruolo di Fiumicino. Gli esuberi «non riguardano il front line e le aree operative». Un altro versante degli esuberi è quello del trasferimento di 1.200 unità con la cessione in outsourcing di attività non strategiche. Nella lettera si prospetta infine l'introduzione di premi a fronte dei risultati raggiunti a partire dalla puntualità e «prospettive positive per il personale stagionale che attende da anni una maggiore stabilità». Stabilito quindi che i tagli sono inevitabili va deciso ora come gestire gli esuberi. Su questo la parola spetta al governo. Il trasporto aereo non ha gli ammortizzatori sociali e per evitare la soluzione traumatica del licenziamento un'ipotesi potrebbe essere quella dei contratti di solidarietà. Questa strada è stata già percorsa e resta da vedere se è possibile riproporla. C'è poi l'aspetto contrattuale che riguarda coloro che si dovrebbero spostare nelle società di outsourcing. Secondo i sindacati diffcilmente queste persone riusciranno a conservare i trattamenti retributivi attuali. Sul fronte governativo è previsto un incontro tra il ministro del Welfare Maroni e i vertici dell'Alitalia tra giovedì e venerdì mentre il viceministro dei Trasporti Tassone ha convocato i sindacati per domani.

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