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di LAURA DELLA PASQUA QUELLO che si temeva è arrivato.

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«Sono aiuti di Stato e quindi incompatibili con le norme europee» è la spiegazione fornita dal commissario Mario Monti che ha concluso l'analisi preliminare sul decreto e l'11 novembre proporrà alla riunione dell'esecutivo Ue l'avvio di un'indagine formale. A questo punto le autorità italiane avranno un mese di tempo per fornire a Bruxelles tutte le informazioni utili per valutare il decreto. Il provvedimento che fino ad ora è stato una sorta di boccata d'ossigeno per le squadre di calcio soprattutto quelle oberate dai debiti, secondo Monti è una violazione delle norme contabili europee. Ma vediamo in dettaglio cosa dice Monti. Il decreto, secondo la Commissione, dà alle squadre un doppio vantaggio economico. Innanzitutto consente di spalmare nell'arco di dieci anni la svalutazione dei contratti dei calciatori. In questo modo le perdite non compaiono nel bilancio aziendale, non ci sono ripercussioni sul valore del capitale azionario e i club non sono costretti a mettere capitale fresco. C'è in sostanza una «sopravvalutazione del valore delle società» che è contrario, dice Monti, «all'obbligo di presentare un quadro veritiero e corretto dello stato dei conti». Secondo gli esperti giuridici dell'Antitrust il provvedimento appare «incompatibile» anche con le norme del Sistema di contabilità internazionale. La Consob non ha mai visto con favore il provvedimento (anche se non si è mai pronunciata chiaramente contro) perchè di fatto viene a creare una disparità di trattamento con le società quotate. Ma il decreto porta anche un vantaggio fiscale. Di norma le perdite sono deducibili dalle tasse ma solo nel periodo di durata dei contratti. Con il salva calcio, dice l'Antitrust, «è possibile prolungare il periodo degli sgravi fiscali». Questo costituisce in molti casi un indubbio vantaggio economico. La Commissione dopo aver fatto questi rilievi ne ha dedotto che le misure rischiano di avere «un effetto distorsivo» a livello comunitario in quanto molte squadre partecipano alla Champions League, sono inserite in un mercato internazionale con la vendita dei diritti televisivi, con la publicità e le sponsorizzazioni. Secondo quanto è emerso la Commissione ha escluso anche l'ipotesi di deroghe alla normativa sugli aiuti pubblici. L'esenzione è infatti prevista in caso di imprese in difficoltà o di società che svolgono un'attività nell'interesse comune. E non sono questi i casi. Ma non finisce qui. Secondo indiscrezioni a Bruxelles è possibile che altre indagini portino «alla luce altre violazioni del diritto comunitario».

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