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Bufera sulle società. In bilico i conti di Inter, Milan, Roma e Lazio. Ma i club non drammatizzano

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L'Antitrust europeo ha bocciato il provvedimento che consente di diluire i debiti in dieci anni. «È contro le norme Ue» Monti blocca lo spalma-debiti, calcio a rischio

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Il decreto spalma debiti appare incompatibile con le norme europee in materia di aiuti statali e quindi vantaggi fiscali per le società. È questa la conclusione cui è arrivato il Commissario Ue per la Concorrenza Mario Monti dopo aver valutato valutato le informazioni inviate dalle autorità italiane sul provvedimento che consente alle società di calcio di ammortizzare in un dieci rate annuali la «svalutazione» dei calciatori. Torna così l'incubo del crack per indebitamento per il calcio italiano. Solo Juve e Sampdoria non ne hanno usufruito. Le altre, chi più chi meno, hanno tutte approfittato del decreto per ridurre le perdite nel corso dell'anno. Chi sta peggio di tutte è l'Inter che ha svalutato il suo parco giocatori di 319 milioni di euro, ma non stanno meglio i cugini del Milan che ne hanno ammortizzati 242. Poi vengono le romane. I giallorossi di Sensi hanno dilazionato in dieci anni 234 milioni di euro, mentre la Lazio è a quota 213 milioni. Grandi club, altrettanti grandi investimenti, mentre il Parma, che ha un bilancio decisamente inferiore, ha spalmato «solo» 180 milioni di euro. E poi via via tutte le altre compagini della serie A, escluse, come dicevamo, Juventus e Sampdoria che alla presentazione dei bilanci, hanno evitato di affidarsi al decreto, ritenendolo poco efficace per il mercato, attuando invece plusvalenze e cessioni che hanno pareggiato i conti. C'è poco da stare allegri. Il pronunciamento del commissario Mario Monti è un atto formale ma già basta a far salire i brividi sulla schiena al calcio italiano. Ammortizzare le perdite nell'arco di dieci anni, è un escamotage che la Ue non ha gradito, tanto che darà il suo giudizio definito entro l'11 di questo mese. Poi spetterà al Governo fornire le garanzie e salvare quel decreto varato in gran fretta, con le società strette nella morsa dei debiti. La Ue difficilmente tornerà indietro e le informazioni che vuole Bruxelles dovranno essere assai convincenti per evitare una bocciatura che costringerebbe i presidenti delle società di calcio a mettere in gioco centinaia di milioni per evitare il fallimento. Le società di serie A, senza l'intervento del Governo, avrebbero avuto un miliardo e mezzo di perdite. Senza il decreto, i buchi di bilancio non avrebbero potuto comportare sgravi fiscali. Con l'allungamento dei contratti, i conti in rosso, possono invece essere detratti dalle tasse e quindi con grande beneficio per i club. C'è insomma di che temere, anche se il presidente della Lega e vice presidente del Milan Adriano Galliani (il Milan insieme all'Inter è la società che sta peggio di tutte), ostenta ottimismo. «Io non drammatizzerei, è già positivo che Monti non parli più di aiuti di Stato: ora fa riferimento alle norme contabili europee, problema che tra l'altro, trattandosi di fiscalità, riguarda un altro commissario e non quello per la concorrenza. Certo, ci difenderemo...». Dal canto suo il presidente della Lazio Ugo Longo ha precisato: «Siamo sereni anche se vorrei puntualizzare che il decreto salva calcio non è stato fondamentale per il nostro piano di risanamento finanziario. In ogni caso se la Comunità Europea ha detto che il decreto è inammissibile, vi ricordo che stiamo sempre parlando di una legge dello Stato Italiano che è tuttora in vigore». Il problema più evidente, è quello dei bilanci del nostro calcio che neppure il decreto spalma debiti è riuscito a risolvere, con le società costrette a continue ricapitalizzazioni per tappare le falle dei buchi in bilancio. Quanto durerà? Di sicuro se il salvagente del decreto spalma debiti sarà definitivamente bocciato dalla Ue, allora saranno davvero guai seri. Bisogna trovare un'alternativa, magari una riduzione degli ammortamenti negli anni, ma non si può pensare ad una bocciatura totale. Altrimenti sarà la fine del dio pallone.

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