Urso: «Siamo sulla buona strada Sei mesi fa dicevano: siete fuori»
È Adolfo Urso, viceministro al Commercio estero, sui dati resi noti dal commissario europeo Pedro Solbes sull'Italia. Ministro, ma si lancia un allarme deficit per il nostro Paese che potrebbe sforare il 3% nel 2005. È ottimista lo stesso? «I dati vanno letti con attenzione. Ad aprile la commissione europea ha lanciato un allarme-sforamento già per il 2004. Quindi, il fatto che abbiamo guadagnato un anno va letto come una promozione. È la dimostrazione che la l'Italia sta ben facendo sulla strada della politica economica e finanziaria». Resta però l'ennesimo ammonimento: troppe una tantum. Che cosa risponde? «È vero che ce ne sono troppe. Ma è altrettanto vero che se non avessimo adottato questo strumento avremmo dovuto cercare altre strade». Per esempio, quali? «Aumentare la pressione fiscale, mi sembra ovvio. Il fatto che non si è messo mano alle tasche degli italiani e allo stesso tempo stiamo crescendo di più di Francia e Germania, ovvero dei due Paesi che sino qualche anno fa venivano considerate le locomotive d'Europa, vorrà dire qualcosa». Ma in Europa ci sono ancora perplessità sull'Italia. Il governo non ha convinto... «Non credo che la questione si possa porre in questi termini. Anzi, ritengo che il governo abbia realizzato o avviato due riforme strutturali importissime: quella del mercato del lavoro e quella delle pensioni». Ma la prima è appena partita, la seconda è ancora in discussione. «La prima è stata approvata ed è decollata. Per quella previdenziale stiamo discutendo. E colgo l'occasione per lanciare un appello all'opposizione e al sindacato». Quale? «La riforma delle pensioni è una riforma strutturale che ci ha chiesto e ci chiede l'Europa. Teniamolo sempre ben presente. Dire no e basta significa dire no all'Europa». F. D. O.