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Giochi fatti in Capitalia, parte l'accordo Oggi i soci sigleranno l'intesa. Sembra ormai scontata la conferma di Geronzi alla presidenza

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Sul perché di questo arretramento gli operatori non hanno dubbi: trovato l'accordo sul nuovo patto di sindacato, non c'è più da parte di nessuno alcuna necessità di rastrellare titoli del gruppo bancario romano. I giochi per la definizione del pacchetto di controllo sembrano non solo ormai fatti, ma anche definiti nei minimi particolari. Questo pomeriggio, infatti, alle 18,30 i pattisti si riuniranno per dare gli ultimi ritocchi a un'intesa che già da giorni sembra trovare d'accordo tutti i protagonisti. A sbloccare l'impasse, che va avanti dal 6 dicembre dello scorso anno, data di scadenza del precedente patto, è stata la decisione dell'azionista di maggioranza, l'olandese Abn Amro, di dare il via libera al nuovo accordo parasociale che garantirà il controllo del gruppo nel prossimo futuro. Le azioni sindacate riguarderanno circa il 29% del capitale, una percentuale di tutta tranquillità, prossima alla soglia del 30% che rappresenta il limite oltre il quale diventa obbligatorio lanciare un'Opa. Ma vediamo come, secondo indiscrezioni sempre più attendibili, sarà composto il nuovo assetto di vertice di Capitalia. La quota più consistente è appunto quella di Abn Amro con il 9%; il secondo socio in ordine d'importanza - dopo la defezione di Cassa di Roma - è la Regione Sicilia (ex Banco) con il 3,3% seguita dalla Fondazione Manodori (ex Bibop) con il 3,2 e la Fondiaria-Sai di Salvatore Ligresti con il 3 netto. A quota 2% un'altra società d'assicurazione, la Toro, prima di Fiat e recentemente venduta al gruppo De Agostini di Novara, quello degli atlanti e delle guide turistiche e il primo tra gli investitori locali, quel Giampaolo Angelucci di Tosinvest che opera nel settore sanità con interessi che arrivano al mondo dell'editoria. Sotto quota 2% troviamo la Pirelli di Tronchetti Provera con l'1,9% e l'Immis di Roberto Colaninno, l'imprenditore mantovano che ha appena acquisito il controllo di Piaggio, con l'1,1. Sicuramente faranno parte del salotto buono della banca capitolina gli immobiliaristi Pierluigi e Claudio Toti (a cui dovrebbe andare o l'1,1 o il l'1,2 %) così come Carlo Colacaiovo (Colacem) con l'1%, il famoso costruttore romano Alfio Marchini (0,75) e il reggiano Luca Ferrarini (0,6) quello, per intenderci, dei prosciutti. Fuori dal patto, invece, il finanziare romano Stefano Ricucci, noto, oltreché al mondo degli affari, come protagonista delle cronache rosa capitoline. Dai numeri agli uomini, ai manager che dovranno guidare il gruppo. Siglato il patto, l'attuale Consiglio di amministrazione, al massimo entro la settimana, si dovrà dimettere. Scontata la conferma alla presidenza di Cesare Geronzi che, dopo un ballottaggio, assumerà anche il doppio incoraico di presidente del patto di sindacato. Con questi equilibri, quindi, oggi dovrebbe giungere a conclusione una trattativa defatigante che si è protratta per quasi un anno e che vede come principale novità l'uscita dal patto sindacale dell'Ente cassa di Risparmio di Roma guidato da Emmanuele Emanuele, e il rafforzamento di Abn Amro che proprio negli ultimi giorni è passata dal 6,6 al 9% del capitale.

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