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Di Nicola: «Siamo sempre in una catena di montaggio»

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Ciò dimostra che nel mondo del lavoro sono stati fatti dei progressi, ma ancora molto resta da fare, nonostante si parli tanto di flessibilità. Nella nostra società postindustriale è ancora radicato il sistema produttivo di tipo fordiano, dove ogni singolo lavoratore è un ingranaggio della catena di montaggio. Ma la realtà è ben diversa. Oggi al lavoro contano soprattutto il cervello, la creatività, che non si possono comprimere in schemi rigidi». Il professor Patrizio Di Nicola, docente di Sociologia dell'organizzazione alla Facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università La Sapienza di Roma, è uno dei massimi esperti al mondo in materia di telelavoro. Con la riforma Biagi il lavoro diventerà più flessibile? «In realtà il termine flessibilità viene riferito soprattutto ai contratti o alla possibilità di licenziare più facilmente. In realtà, nella riforma Biagi vengono rinforzate regole già esistenti. Si pensi che molte aziende fanno orari flessibili già da dieci anni». Ma il telelavoro è un mito o una realtà? «All'inizio degli anni Settanta si pensava che l'ufficio sarebbe stato sostituito con la casa, mentre in realtà l'informatizzazione ci ha permesso di staccarci dalla scrivania, portandoci però a lavorare ovunque. Ma, nonostante esitano incentivi per le aziende che li richiedono, in realtà il telelavoro in Italia ha ancora uno sviluppo limitato. Il formulario da compilare per richiedere i finanziamenti al ministero del Lavoro è talmente complicato che scoraggia le aziende». Quali sono i vantaggi del telelavoro? «Il telelavoro permette di conciliare il tempo di lavoro con il tempo della vita, annulla i tempi morti impiegati negli spostamenti dalla casa all'ufficio, portando a una riduzione dell'inquinamento. Per l'azienda migliora la gestione attraverso la semplificazione delle strutture organizzative». E gli svantaggi? «Venendo meno il contatto sociale, si può perdere in parte la creatività, che nasce dal lavoro di gruppo, dallo scambio di idee. Pertanto l'ideale sarebbe lavorare in parte da casa e in parte in ufficio, come avviene già in alcune aziende». St. Mor.

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