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Billè: il carovita non è colpa nostra Dipende dal fisco e dai produttori

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La Confcommercio è passata così al contrattacco, mobilitando in 75 città l'intera macchina del suo sistema territoriale. Il via è arrivato ieri mattina da Napoli, dove il presidente Sergio Billè ha dato il via alla campagna di informazione itinerante «A carte scoperte». «Basta col luogo comune che i commercianti sono tutti ladri e santi tutti gli altri», ha tuonato Billè, chiedendo al Governo di «tener fede a ciò che è stato promesso nel Patto con gli italiani»; ossia diminuire la pressione fiscale. Secondo Confcommercio i prezzi alla produzione aumentano di più rispetto ai prezzi al consumo; per la passata di pomodoro il confronto è del 16% contro il 4%. E non è un caso, visto che analizzando un paniere di 39 prodotti alimentari delineato dall'Osservatorio prezzi di Unioncamere, negli ultimi 12 mesi la crescita alla produzione è stata del 2,9%, mentre quella al consumo del 2,2%. Il risultato è che la spesa alimentare delle famiglie diminuisce; a livello nazionale le voci più rilevanti sono «carne», la cui incidenza media è pari al 4,5% (al 6% al Sud), 0,2% in meno rispetto al 1997, «patate, frutta e ortaggi», che nella media italiana incide per il 3,5%, ma al Sud supera il 4%, e «pane e pasta» (3,3%). Secondo Unioncamere, il tasso medio annuo dei prezzi alla produzione è risultato più elevato (2,4%) rispetto ai prezzi al consumo (1,5%). In 8 mesi, tra il 2002 e il 2003 i servizi sono lievitati del 3%; la maglia nera spetta alle tasse locali con un +10%. Che il caro vita colpisca tutti, lo dimostra il fatto che nel primo semestre dell'anno, siano oltre 52mila le imprese costrette a chiudere, determinando un saldo negativo di oltre 3.300 unità. La Confcommercio si dice quindi pronta a un intervento della Guardia di Finanza per la verifica di «abnormi aumenti di prezzo», ma avverte «sarebbe bene che cominciassero anche in tutte le altre filiere, a partire dalle imprese produttive».

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