Industria in affanno, cala la produzione
Giù il made in Italy: l'abbigliamento (-11%) la meccanica (-9,9%), le pelli e le calzature (-7,3%)
La crescita dello 0,1% rispetto al mese precedente non basta a controbilanciare il ben più grave -3,7% segnato rispetto ad agosto 2002. E l'allarme dei sindacati contagia questa volta anche Confindustria, che si dice preoccupata per la «tendenza piatta» che rischia di protrarsi fino a fine anno. Gli occhi rimangono comunque puntati sul quarto trimestre, per capire se dall'inizio del 2004 l'economia ricomincerà a marciare agganciando l'attesa ripresa internazionale. A soffrire ad agosto sono stati soprattutto alcuni settori di punta del made in Italy, dall'abbigliamento (-11%) alla meccanica (-9,9%), alle pelli e calzature (-7,3%). Cali che si contrappongono invece al boom del settore auto, che ad agosto ha ringranato la marcia con un'impennata per le autovetture del 177%. L'industria automobilistica ha quindi ripreso a marciare, ma i comparti in flessione, sottolinea il vicepresidente di Confindustria, Guidalberto Guidi, sono quelli «su cui si basa il tessuto industriale e l'export italiano». E per questo i dati di oggi non lasciano certo ben sperare per la fine dell'anno. Secondo Viale dell'Astronomia, alla luce delle cifre diffuse dall'Istat, il risultato finale del 2003 non potrà infatti «cambiare molto», nè mostrare grandi «rimbalzi» sia per quanto riguarda la produzione industriale che il prodotto interno lordo. Da qui la preoccupazione, pienamente condivisa dai sindacati. Drastico il giudizio della Cgil, che chiede un incontro al ministro Marzano e che ritiene l'industria italiana «ormai al tracollo», con dati che dimostrano chiaramente che «l'intera Finanziaria è costruita su una finzione: sballati pil, inflazione, deficit-pil, disavanzo». L'orizzonte è allarmante anche per Raffaele Bonanni della Cisl, secondo cui il -3,7% di agosto conferma la malattia del sistema industriale italiano, di fronte alla quale però «i medici continuano a rimanere in ferie da molto tempo». Paolo Pirani della Uil punta invece ancora il dito sulla Finanziaria, «basata unicamente sui condoni», e ben lontana da poter invertire la tendenza negativa e rilanciare lo sviluppo. La legge Finanziaria è l'obiettivo delle critiche anche dell'Ugl, che chiede più investimenti e maggiore attenzione anche da parte degli industriali soprattutto nel Mezzogiorno. A difendere l'effetto che la Finanziaria avrà sull'industria è invece il viceministro delle Attività produttive Adolfo Urso secondo cui «la legge indirizzerà le risorse per supportare le imprese con politiche di incentivi per l'innovazione, l' internazionalizzazione e le infrastrutture».